Esiste una società civile nei paesi dell’Africa? Normale che vi facciate questa domanda, se la vostra principale fonte di informazioni sul continente è la televisione italiana. Le emittenti nostrane infatti, non danno praticamente mai la parola alle attiviste e agli attivisti della regione. Raccontare società che lottano, si interrogano e cambiano sembra non interessare molto. L’Africa è narrata come un continente dove non ci si batte per qualcosa ma da cui si cerca soprattutto di andare via, punto.
Valutazioni che nascono dalla lettura di Africamediata 2024, l’ultima edizione del rapporto annuale della ong Amref su come i media italiani raccontano il continente di là dal Mediterraneo. Il volume è curato dall’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca indipendente specializzato nell’analisi dei media con l’obiettivo di «salvaguardare il pluralismo sociale, culturale e politico».
Nel suo ultimo report, quasi 100 pagine di analisi e infografiche, Amref mostra come l’attenzione nei riguardi della società civile africana da parte dei media e soprattutto della nostra tv sia pochissima. E ancora minore quando i rappresentanti di questa società civile sono donne. Una dinamica questa, che era già balzata all’attenzione in occasione della presentazione del Piano Mattei. Pochi giorni prima che il governo della primo ministro Giorgia Meloni spiegasse i – a dire il vero pochissimi – dettagli dell’iniziativa, oltre 70 organizzazioni del continente avevano lamentato di non essere state ascoltate e avevano chiesto un maggior coinvolgimento in una lettera indirizzata ai vertici dello stato.
0,1%
Per avere un’idea più precisa, basta guardare i dati, premettendo che gli stessi autori del report sottolineano come la definizione di attivista usata per le rilevazioni possa a volte non essere impiegata anche per persone che di base svolgono comunque attività di promozione o mobilitazione sociale, e quindi sfuggire all’analisi. I numeri, appunto: su un campione di 50.000 persone che hanno trovato spazio di espressione in un telegiornale della fascia oraria più seguita solo 376 sono state persone africane e di queste, gli attivisti sono stati 55, ovvero lo 0.1% del totale. Percentuale infinitesimale che diventa praticamente invisibile se si guarda alle attiviste, che sono poco più di un quinto degli attivisti intervistati. Una persona su 919 è quindi un esponente di una realtà della società civile africana mentre solo una su oltre 4mila è una donna. Di percentuale in percentuale, colpisce il fatto che solo lo 0,2% della popolazione intervistata sia costituita da italiani di origine straniera.
I numeri diventano appena più confortanti spostandosi sui programmi di informazione che non siano tg e su quelli di infotaiment. Esponenti dei movimenti social africani hanno partecipato al 3,2% delle 1.515 trasmissioni prese in esame: 99 persone in 48 puntate, di questi, il 35% erano donne. I prodotti televisivi che hanno offerto maggior spazio ad attivisti e attiviste africane sono entrambi di Rai 3: Presa Diretta e Tg3 Mondo. Diverse le storie raccontate al pubblico italiano: dalle lotte dei movimenti Lgbt+ di Kenya e Uganda contro le leggi repressive che vigono nei due paesi ai rischi che corrono i giornalisti del Corno d’Africa e in modo particolare quelli che lavorano nel Sudan dilaniato da oltre un anno di guerra civile.
Più in generale, i temi scelti come focus quando vengono interpellati gli attivisti sono in un quarto dei casi l’arte e la cultura. In questo senso, nel 2023 ha giocato un ruolo importante il successo riscosso dal film Io, capitano di Matteo Garrone, che racconta con attori africani la storia di un viaggio dal Senegal alle coste italiane. Mentre ambiente e sanità, per fare esempi di alcuni classici campi di mobilitazione, sono fermi al 3,8 e all’1,8% del totale. Questi dati assumono maggiore rilevanza se si tiene in conto che nel 2023 le notizie a tema africano sui telegiornali sono state 3,457, il dato più alto dal 2019. Certo, non c’è molto equilibrio, il 77% delle notizie è dedicata a fatti che avvengono in Italia o in Europa e l’62% è a tema immigrazione. Solo il 23% delle notizie si svolge nella cornice africana. Resta comunque un elemento: l’Africa viene raccontata, ma senza ascoltare gli africani.
Eppure, evidenzia Bitania Lulu Berhanu, direttrice del programma di sostegno all’attivismo giovanile e femminile Y-ACT Amref, «l’Africa rappresenta la gioventù, per eccellenza: il 70% degli 1,8 miliardi di giovani del mondo vive in Africa subsahariana. Questo rappresenta innanzitutto una sfida ma è soprattutto un’opportunità per favorire finalmente uno sviluppo sostenibile». Berhanu aggiunge: «C’è un gruppo in particolare che sta lottando con tenacia: le ragazze. Le barriere contro cui si stanno ancora scontrando sono tante e radicate nel tempo. I limiti e le difficoltà non riescono però ad arginare la forza e l’energia di queste giovani, desiderose di guidare il proprio continente verso una nuova era, all’insegna dei diritti».
L’Africa su carta: solo immigrazione
Fra gli ambiti toccati dal report Amref ci sono anche i quotidiani. Le sei grandi testate prese in esame da Amref e dall’Osservatorio di Pavia – La Repubblica, il Corriere della Sera, La Stampa, Il Giornale, Avvenire e Il Fatto quotidiano – hanno riferito di 1.171 notizie a tema africano, per una media di 16 al giorno, tre in più di quanto registrato nel 2022. Il 75% delle notizie è ambientato in Italia o in Occidente e l’80% è a tema immigrazione. Solo il restante 25% si svolge in Africa: il tema più coperto è sempre la migrazione (42%), seguito da guerra e terrorismo (22%).