Rwanda Classified: un team di giornalisti internazionali svela il lato oscuro di Kagame - Nigrizia
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50 cronisti da 17 testate hanno prodotto diversi report su repressione del dissenso, violenze e insabbiamenti
Rwanda Classified: un team di giornalisti internazionali svela il lato oscuro di Kagame
Il giornalista rwandese Baker Byansi: «È un messaggio a tutti i dittatori»
29 Maggio 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 4 minuti

Il Rwanda del presidente Paul Kagame non è solo terra di sviluppo e sicurezza, come viene spesso raccontato in Europa, ma anche luogo proibito per giornalisti e attivisti che vogliano svelare gli abusi e le violazioni dell’uomo che da oltre 20 anni guida il paese. Un’immagine, quella appena descritta, che è composta da tanti tasselli: dalla morte sospetta di un giornalista che indagava sulla repressione del dissenso alle sorti dei soldati rwandesi che perdono la vita in un conflitto che per Kigali non esiste, quello nell’est della Repubblica democratica del Congo, fino alla repressione contro la diaspora in paesi come il Belgio, ex potenza coloniale nel paese africano fino al 1962.

A mettere insieme tutte queste storie sono stati 50 giornalisti di 17 testate internazionali – dalla francese Le Monde all’israeliana Haaretz – il cui lavoro è stato coordinato dalla ong Forbidden Stories (storie proibite) ed è confluito nelle inchieste Rwanda Classified, pubblicate in settimana dopo sei mesi di lavoro in 11 paesi. 

Le inchieste 

Forbidden Stories è un’organizzazione di base in Francia che ha come missione quella di dare voce e in alcune casi anche portare avanti il lavoro di giornalisti minacciati in tutto il mondo. Non è un caso quindi, che l’idea dei Rwanda Classified sia nata dopo la morte di John Williams Ntwali, cronista rwandese rimasto ucciso nel gennaio 2023 in un incidente in moto le cui circostanze sono ancora da chiarire, anche a causa della confusione e soprattutto della mancanza di trasparenza mostrate dal governo.

Ntwali aveva denunciato più volte di essere seguito e perseguitato. Il reporter era capo redattore della testata The Chronicles e fondatore del canale Youtube Pax tv – Ireme News. Nella sua carriera aveva indagato su tanti temi scomodi, dalla morte misteriosa di un imprenditore un tempo vicino al governo – sempre in un incidente d’auto poco chiaro – fino alla persecuzione giudiziaria dell’oppositore del governo Paul Rusesabagina, imprenditore e politico arrestato nel 2020, balzato agli onori delle cronache internazionali per aver salvato centinaia di persone durante il genocidio del 1994 e per il racconto che fece della sua storia il film premio Oscar Hotel Rwanda.

Prima di morire, Ntwali si era anche recato a Goma, giusto oltre il confine con la Repubblica democratica del Congo, insieme al collega rwandese Samuel Baker Byansi. L’obiettivo del viaggio era fare ricerche sulla morte di alcuni soldati rwandesi, verosimilmente impegnati a combattere una guerra nella regione che il governo di Kagame nega da sempre. Nonostante quanto sostenuto da Kinshasa e da alcuni report indipendenti delle Nazioni Unite, Kigali ha sempre smentito di essere presente nel paese vicino, sia direttamente con sue truppe sia in qualità di sponsor della milizia M23, protagonista da due anni di un’offensiva che è arrivata fino ai bordi della stessa Goma. 

Un mosaico di abusi 

Nei sei articoli usciti finora sotto l’ombrello del Rwanda Classified c’è appunto un’intervista a Rusesabagina, un articolo dedicato alla repressione della diaspora in Belgio – circa 30mila persone – e del ruolo di coordinamento che avrebbe avuto in questo ambito l’ambasciata di Kigali nel paese europeo. Un capitolo è dedicato alle operazioni di lobbying e alle pressioni che il governo di Kagame esercita su giornalisti internazionali nell’ottica di mantenere l’immagine del Rwanda come oasi di sviluppo e benessere nella regione dei Grandi Laghi.

C’è poi il proseguimento dell’inchiesta che Ntwali aveva cominciato a Goma insieme a Baker Byansi. Quest’ultimo è stato arrestato poco dopo il ritorno in Rwanda dal Congo e interrogato sul perchè della sua missione oltre confine. Una volta scarcerato, ha deciso di lasciare il paese. Il cronista ha partecipato alle indagini di Forbidden Stories attraverso il suo gruppo di giornalisti investigativi Unitè M28, riuscendo a verificare la morte sul suolo congolese di diversi militari rwandesi e dando conto del silenzio a cui sono costretti amici e familiari delle vittime dalle autorità rwandesi. 

Baker Byansi ha curato parte del dossier che Nigrizia ha dedicato al Rwanda lo scorso aprile, in occasione del 30esimo anniversario del genocidio. Il cronista è tornato a parlare con Nigrizia oggi, commentando l’inchiesta e condividendo un ricordo del suo collega Ntwali. «Era una persona semplice ma coraggiosa, che credeva nel suo lavoro», afferma il giornalista in riferimento al reporter ucciso nel gennaio 2023. «Era una persona con cui si poteva discutere di tutto, anche di eventuali divergenze».

Sull’importanza di Rwanda Classified, Baker Byansi, classe 1994, non ha dubbi: «È il frutto della vocazione che abbiamo per il giornalismo e ci consente di mandare un messaggio non solo a Kagame, ma a tutti i dittatori che uccidono i giornalisti affinchè non raccontino ciò che vedono: può uccidere un reporter, ma non il suo lavoro, altri e altre lo porteranno avanti al posto suo».

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