In Madagascar la coalizione che sostiene il presidente Andry Rajoelina, rieletto tra le contestazioni lo scorso novembre per un secondo mandato, non ha ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni legislative del 29 maggio.
I risultati provvisori, comunicati ieri dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) assegnano infatti alla piattaforma presidenziale Irmar 80 seggi, due in meno della maggioranza assoluta che è di 82 dei 163 posti disponibili in parlamento.
Altri 52 seggi sono andati a candidati indipendenti, 25 all’opposizione e i restanti 6 ad alcuni piccoli partiti. Per il partito di governo si profila dunque la necessità di alleanze con i candidati indipendenti, molti dei quali sono politici di Irmar esclusi dalla selezione per le candidature del partito.
Il tasso di partecipazione è stato del 48,03%, in aumento rispetto al voto del 2019.
Complici anche i ritardi della CENI nel conteggio dei voti e nell’annuncio dei risultati, queste elezioni sono state caratterizzate da numerose proteste parte dei candidati dell’opposizione che hanno denunciato violazioni della Costituzione, voti di scambio e brogli. Cosa che è tornato a fare ieri anche il leader dell’opposizione, l’ex presidente Marc Ravalomanana, del partito Tiako i Madagasikara (TIM).
I candidati hanno tempo fino a domani per presentare ricorso alla Corte Costituzionale – cosa che hanno già fatto un centinaio di candidati – prima della proclamazione dei risultati definitivi, prevista entro il 27 giugno.