Appello al G7: l’Italia non finanzi combustibili fossili in Africa
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Il 13 giugno l’apertura del vertice che vede la partecipazione di 4 capi di stato africani e del presidente della Banca africana per lo sviluppo
Vertice G7: l’Italia smetta di finanziare combustibili fossili in Africa
Action Aid che accusa la Cassa depositi e prestiti di concentrare l'80% degli investimenti fossili all'estero, con progetti controversi come quello in Mozambico. Amref ricorda come i cambiamenti climatici stiano sconvolgendo molti paesi africani come il Kenya, dove le alluvioni sono state la causa di 200 morti
12 Giugno 2024
Articolo di Redazione
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Mancano poche ore all’apertura a Borgo Egnazia, nel comune di Fasano in Puglia, del Vertice del G7. Appuntamento che chiuderà i battenti  il 15 giugno.

All’evento saranno presenti anche alcune figure istituzionali africane come il presidente della Repubblica islamica di Mauritania, Mohamed Ould Ghazouani, che è anche presidente di turno dell’Unione africana; il presidente dell’Algeria Abdelmadjid Tebboune, quello della Tunisia Kais Saied, quello del Kenya William Ruto, oltre al presidente della Banca africana per lo sviluppo, Akinwumi Adesina.  

Presenze interessate visto che alcuni temi affrontati interessano direttamente il continente. Si parlerà, infatti, di cambiamento climatico e sviluppo in Africa, Medioriente, migrazioni.

Molte associazioni della società civile hanno colto l’occasione per presentare documenti e report nella speranza che la loro voce non risulti, come sempre inascoltata.

Action Aid ha scritto un comunicato, ad esempio, in cui denuncia come la transizione energetica sia stata tradita. «L’Italia continua a sovvenzionare i combustibili fossili in Africa». Ricorda come gli «investimenti nel settore energetico, responsabile di circa il 75% delle emissioni di gas serra, continuano a favorire le fonti fossili rispetto alle energie pulite. L’Italia è il 6° tra i paesi del G20 per sovvenzioni pubbliche ai combustibili fossili, dietro Canada, Corea del Sud, Giappone, Cina e India, ma davanti a Stati Uniti e Germania».

Ricorda come il governo voglia trasformare l’Italia in un hub energetico basato sul gas, ricorrendo anche al Fondo italiano per il clima (4,4 miliardi di euro). «Fondo che sarà destinato a finanziare la filiera dei biocarburanti di Eni in Kenya».

Cassa depositi e prestiti e Mozambico

L’ong cita poi il caso di Cassa depositi e prestiti e Mozambico

Controllata per oltre l’80% dal ministero dell’economia e delle finanze, Cassa depositi e prestiti è una banca di promozione nazionale e un’istituzione finanziaria per lo sviluppo che dovrebbe adottare strumenti avanzati per rilevare e prevenire i rischi. Tuttavia, l’analisi commissionata da ActionAid Italia con l’ausilio di ECCO Think Tank, a Perspective Climate Research evidenzia come il portafoglio energetico internazionale di CDP non sia affatto allineato agli Accordi di Parigi.

«Oltre a detenere una quota significativa in ENI (27,7%), Cassa depositi e prestiti non aderisce a partnership per la rendicontazione delle emissioni di gas serra delle proprie attività operative e non impone divieti espliciti su investimenti nel carbone, petrolio e gas fossile», scrive ActionAid.

Dal 2016 al 2022 solo un terzo dei 3 miliardi di euro del suo portafoglio energetico è stato destinato a progetti di energia pulita, principalmente (70%) in Italia, «mentre quasi l’80% degli investimenti fossili si concentra all’estero, con progetti controversi come quello in Mozambico (569 milioni di euro) del 2020.

Infatti, sebbene il Mozambico sia tra i primi dieci paesi al mondo per riserve di gas – e rappresenta insieme all’Egitto oltre il 60% del portafoglio energetico internazionale di CDP in combustibili fossili – rimane uno dei paesi con il più basso livello di sviluppo umano secondo le Nazioni Unite.

Le esplorazioni di nuove fonti di gas hanno contribuito a destabilizzare un contesto politico già fragile: dal 2017 il paese è alle prese con un’insurrezione armata alimentata dagli interessi sulle risorse naturali nella provincia di Capo Delgado, che ha costretto oltre 700mila persone a sfollare», privandole dei mezzi di sussistenza..

Raccomandazioni Amref

Raccomandazioni ai grandi del mondo arrivano anche da Amref. Ricorda che in un’indagine di Ipsos per Amref, dell’ottobre 2023, è emerso come l’89% degli italiani «il cambiamento climatico è una grave minaccia per il mondo intero, soprattutto se riferito alla salute globale degli individui del pianeta (90%)».

Sempre secondo la stessa indagine, per il 60% di italiani «ormai è troppo tardi per fare qualcosa, oggi paghiamo le conseguenze del non avere messo in atto soluzioni efficaci e tempestive per affrontare il cambiamento climatico».

Il continente che soffre maggiormente di questi cambiamenti climatici è proprio quello africano, nonostante sia responsabile di meno del 2-3% delle emissioni globali di gas serra. Avendo scarsi mezzi per adattarsi agli effetti del riscaldamento globale, pagherà ancora una volta un prezzo molto alto per la mancanza di un’azione urgente in grado di affrontare questa sfida a livello globale.

«Lo abbiamo visto qualche settimana fa con l’alluvione in Kenya, un paese che inizia ad avere delle strutture pronte a rispondere alle crisi, e dove il cambiamento climatico rischia di spazzare via anche quelle poche infrastrutture», scrive Amref. Tra la fine di aprile e gli inizi di maggio sono stati oltre 200 i morti per alluvione.

Un passaggio anche sul Piano Mattei: «Chiediamo con forza che si ascolti l’Africa. Per ora si è parlato di energia, migrazione, Nordafrica. Questo dà chiaramente l’idea che lo sguardo è rivolto ancora una volta verso di noi. Quella strada è sbagliata. Prima di andare a sbattere dobbiamo coinvolgere gli interlocutori africani per un Piano con l’Africa».

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