Sono numeri che salgono, inesorabilmente, e si fanno di anno in anno sempre più allarmanti quelli forniti dall’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
L’ultimo rapporto, pubblicato in occasione del G7 aperto oggi in Puglia, parla di 120 milioni di persone, per lo più donne e bambini, costrette a lasciare le proprie case. È un numero che è raddoppiato in 10 anni e che sembra destinato ad aumentare ulteriormente in assenza di grandi cambiamenti politici globali, arrivando a 122,6 milioni alla fine del 2024.
«Si tratta di rifugiati, richiedenti asilo, sfollati interni, persone costrette ad allontanarsi dai conflitti, dalle persecuzioni, da forme di violenza diverse e sempre più complesse», ha affermato l’Alto commissario Filippo Grandi. E, «a meno che non ci sia un cambiamento nella geopolitica internazionale, purtroppo vedo che questa cifra continuerà a salire».
È un messaggio diretto ai leader dei G7, ma anche alle altre grandi potenze che negli ultimi anni hanno sempre più decisamente puntato allo sviluppo e alla vendita di armamenti a paesi in conflitto: dall’Ucraina a Israele, dal Sudan alla Repubblica democratica del Congo.
Perché, puntualizza l’UNHCR, sono proprio i conflitti le principali cause di sfollamento in massa delle popolazioni. Perone che per lo più rimangono nel proprio paese, che secondo l’Internal Displacement Monitoring Center che parla di 68,3 milioni, con un aumento di quasi il 50% in cinque anni.
Gaza e Sudan restano le situazioni di crisi più preoccupanti. La guerra civile sudanese, in corso da 14 mesi, è definita da Grandi come «una delle più catastrofiche» con oltre 9 milioni di persone sfollate internamente e altri 2 milioni fuggiti nei paesi vicini, tra cui Ciad, Egitto e Sud Sudan.
A livello globale il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale è salito a 43,4 milioni, il 75% dei quali in paesi a basso e medio reddito.
Un altro dato allarmante fornito dal rapporto è quello che riguarda bambini e bambine, che sono il 40% di tutti gli sfollati e rifugiati: ben 48 milioni.
«Dietro questi numeri crudi e in aumento si celano innumerevoli tragedie umane. Questa sofferenza deve motivare la comunità internazionale ad agire con urgenza per affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati», ha avvertito Grandi, «senza una migliore cooperazione e sforzi concertati per affrontare i conflitti, le violazioni dei diritti umani e la crisi climatica, il numero degli sfollati continuerà ad aumentare, portando nuova miseria e costose risposte umanitarie».