Etiopia: ad Addis Abeba il faraonico Progetto Chaka - Nigrizia
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Il lussuoso complesso edilizio sviluppato su oltre 500 ettari fungerà anche da residenza del primo ministro
Etiopia: ad Addis Abeba il faraonico Progetto Chaka
Sulle colline di Yeka è in corso la costruzione di una città satellite voluta dal premier Abiy Ahmed, il più imponente e costoso di una serie di interventi che stanno ridisegnando il volto della capitale. Destinato a lievitare il costo previsto di 10 miliardi di dollari, finanziati anche dagli Emirati Arabi Uniti
19 Giugno 2024
Articolo di Redazione
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Il primo ministro durante un discorso ai lavoratori del progetto Chaka in occasione della Pasqua (Credit: Office of the Prime Minister account X)

Instabilità e conflitti regionali tra esercito federale e varie milizie etnico-politiche in diverse regioni del paese proseguono senza grandi prospettive di soluzione. Sono finora falliti, infatti, i tentativi di Addis Abeba di sedersi al tavolo delle trattative con i leader delle forze antigovernative.

Come noto, i conflitti in Tigray e nelle altre regioni hanno divorato più di 28 miliardi di dollari in perdite economiche e si è stimata la necessità di oltre 20 miliardi di dollari in fondi esterni per la ricostruzione. Oltre alle centinaia di migliaia di vittime della guerra, di feriti e di sfollati.

L’inflazione è andata alle stelle, superando il 37,2%, e negli anni la valuta etiopica (birr) si è svalutata del 120% sul mercato parallelo. La corruzione negli appalti è andata inoltre peggiorando. Le esportazioni di oro del paese sono diminuite del 59% a causa del contrabbando da parte sia di speculatori che di autorità governative.

In questo cupo scenario, stride la politica di sviluppo edilizio selvaggio promossa dal governo del primo ministro Abiy Ahmed, che implica investimenti miliardari nella costruzione – soprattutto nella capitale Addis Abeba – di centinaia di edifici pubblici o privati, banche, strutture di governo, parchi, giardini e luoghi di svago.

Tutto questo finalizzato, come ribadito da vari funzionari governativi, al decoro e all’abbellimento di una metropoli che – a motivo della presenza dei membri dell’Unione Africana e di decine di ambasciate -, intende essere uno dei fulcri fondamentali del continente.

Tra le più recenti infrastrutture volute dal primo ministro spicca la costruzione di una lussuosa ‘città satellite’ battezzata “Progetto Chaka” (lit. foresta) i cui costi, riporta The Continent, sono stimati in 10 miliardi di dollari, che per molti critici aumenteranno alla fine fino a 15 miliardi, cioè due miliardi in meno dei 17 che costituiscono il budget governativo annuale.

Un progetto già avviato, mentre si registrano nel paese oltre sei milioni di sfollati e profughi, e mentre 20 milioni di etiopici lottano quotidianamente per sopravvivere con gli aiuti alimentari provvisti da paesi donatori.

Il “Progetto Chaka” si estende su un territorio di oltre 500 ettari sulle colline di Yeka che sovrastano la capitale. Si tratta di un’area enorme, più vasta dei terreni su cui sorgono Windsor (Regno Unito), Versailles (Francia), la Casa Bianca (USA), il Cremlino (Russia) e la Città Proibita (Cina) messi insieme.

Le colline sventrate per costruire le strade (Credit: skyscrapercity)

Abiy Ahmed in verità aveva riferito in parlamento in merito al progetto nel novembre 2023, in risposta ad alcuni legislatori che chiedevano spiegazioni. «Non sono qui per chiedervi soldi per costruirlo», aveva dichiarato allora Abiy, aggiungendo che il progetto si sarebbe realizzato con non meglio precisate donazioni private nazionali e internazionali, oltre che con i suoi proventi personali. Gli Emirati Arabi Uniti sarebbero i principali finanziatori.

Il progetto, naturalmente, ha comportato la demolizione di centinaia di abitazioni sparse sulle colline, migliaia di persone sfrattate, delle quali solo un ridotto numero ha ricevuto un risarcimento.

L’area collinare di Yeka, tradizionalmente tranquilla e non molto abitata, è stata così trasformata in una sorta di enorme cantiere. Secondo il progetto il complesso di palazzi fungerà da residenza ufficiale dello stesso primo ministro, che la visita regolarmente per monitorare i progressi.

Tra l’altro i funzionari delle ambasciate situate in prossimità all’area hanno manifestato il proprio fastidio per l’inevitabile disturbo prodotto dai lavori a tutte le ore. L’ingresso nell’area è oggi attentamente monitorato, con controlli di sicurezza sulle strade in entrata e in uscita.

Alle persone che in precedenza utilizzavano la zona verde – come i fedeli della Washa Mikael Rock-Hewn Church e gli aspiranti atleti che si allenano sulle colline – è stato vietato l’ingresso. Poliziotti in borghese sono di pattuglia per impedire a chiunque di scattare fotografie dei cantieri.

Le costruzioni dovrebbero includere un hotel di lusso (affidato alla Governmental Construction Company of China), pensioni per capi di stato o autorità governative in visita, residenze ministeriali ed eleganti complessi residenziali – gli appartamenti sono già in vendita – con tre laghi artificiali.

In avanzata costruzione sono anche circa 30 km di strade di accesso che prevedono anche un tunnel sotterraneo per consentire una facile fuga in caso di emergenza o di tentativo di colpo di stato.

In risposta ai critici del progetto Billene Seyoum, portavoce di Abiy Ahmed, ha dichiarato: «La questione di un palazzo per il primo ministro è purtroppo una narrazione molto semplicistica, creata per incitare intenzionalmente tumulti. Il “Progetto Chaka”, in realtà, è un grande progetto nazionale di città satellite che mira a trasformare il volto e i dintorni di Addis Abeba. Senza contare che si sono creati migliaia di posti di lavoro».

I critici di Abiy hanno denunciato spesso le ambizioni imperiali del primo ministro. Come accennato, il progetto “chaka”, pur se il più costoso, è solo una delle opere in corso, che includono la ristrutturazione del Gran Palazzo di Menelik II, integrato nel recentemente costruito “Unity Park” che vanta un museo e uno zoo, e la demolizione – già in fase avanzata – di gran parte dello storico quartiere Piassa della capitale, per far posto a moderni condomini e passaggi pedonali.

Abiy Ahmed, in ogni caso, non fa che imitare molti altri leader africani nel voler ostentare la propria grandezza con imponenti infrastrutture. Basti ricordare il palazzo presidenziale del defunto dittatore zairese Mobutu Sese Seko, che costruì la cosiddetta “Versailles della giungla” nella sua casa ancestrale di Gbadolite, completa di un bunker nucleare e di un aeroporto in grado di ospitare un Concorde.

Il tutto ora giace in rovina, insieme al suo autoproclamato impero. Un ammonimento, forse, anche per le ambizioni di Abiy.

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