La montante richiesta di autogestione e l’ingresso di nuovi attori, Russia in primis, hanno dato una spallata alla françafrique, il dominio che per decenni la Francia ha mantenuto sulle ex colonie in Africa occidentale e centrale, nella fascia del Sahel.
Così Parigi negli ultimi anni si è vista costretta a ridurre drasticamente la sua presenza militare, concentrata nel sostegno agli eserciti nazionali e in operazioni contro il terrorismo. Espulsa dai regimi dei militari golpisti in Burkina Faso, Mali e Niger, e prima ancora dalla Repubblica Centrafricana, attualmente Parigi mantiene ancora dei contingenti in Ciad, Senegal, Costa d’Avorio e Gabon.
Ma anche per questi paesi – Ciad e Senegal in particolare – la sua presenza sta diventando sempre più ingombrante. Il numero delle truppe, dunque, sarà fortemente ridotto. A rivelarlo è l’Agenzia France Presse che cita fonti militari e vicine all’Eliseo mantenute anonime. Che danno numeri precisi.
Il contingente più numeroso, quello posizionato in Ciad, che conta attualmente 1.000 uomini, sarà ridotto a circa 300, mentre in Costa d’Avorio, Senegal e Gabon (che ora contano 600 militari il primo e 350 gli altri due), rimarranno solo un centinaio di soldati. In totale, dunque, circa 600 uomini, rispetto ai 2.300 attuali.
Una ritirata in massa, se si considera che fino a due anni fa Parigi contava oltre 1.600 militari in Gabon e in Africa occidentale, e più di 5.000 nell’ambito della missione anti-terrorismo Barkane.
Ritiro che, dunque, proseguirà, salvo eventuali cambi di rotta conseguenti all’esito delle elezioni legislative anticipate indette da Macron. È stato infatti proprio il presidente, a febbraio, ad annunciare il cambio di strategia nei confronti delle ex colonie, affidando all’ex ministro della Cooperazione Jean-Marie Bockel il compito di concordare con i partner africani nuove modalità per la presenza militare della Francia sul loro territorio.
La nuova strategia l’ha sintetizzata lo stesso Bockel lo scorso maggio riferendo al parlamento: tenere «una presenza meno visibile» che consenta però di «mantenere l’accesso logistico, umano e materiale a questi paesi, rafforzando al tempo stesso la nostra azione che risponde alle aspirazioni di questi paesi».
Salvo scossoni elettorali, l’ex ministro dovrebbe tirare a breve le fila del lavoro diplomatico svolto in questi mesi e quest’estate Parigi, rivela ancora AFP, dovrebbe istituire un’apposito comando dedicato all’Africa.