Non si fermano in Kenya le proteste contro la controversa legge finanziaria, approvata dall’assemblea nazionale giovedí scorso con 204 voti favorevoli e 115 contrari, tanto che nel governo si è aperto il dibattito su come uscire dall’empasse. Il Daily Nation di oggi, 25 giugno, titola in prima pagina “Ruto’s Options (Le opzioni di Ruto)”. Tra le possibilitá considerate, anche quella di ritirarla ed elaborarne una nuova.
È probabilmente la scelta meno praticabile tra quelle in esame, dal momento che l’anno finanziario in Kenya inizia l’1 luglio, e dunque si aprirebbero mesi di gestione provvisoria. In queste ore il Parlamento sta discutendo delle modifiche proposte nella sessione di giovedí scorso, ma tra i parlamentari di opposizione c’è chi apertamente sostiene che una legge sbagliata non puó essere emendata. In particolare, si può aggiungere, se è già stata approvata. Dunque la battaglia sulla legge di bilancio per la prossima gestione potrebbe non essere ancora finita e qualche sorpresa potrebbe ancora accadere.
Mentre in parlamento, nei partiti e nei circoli politici si discute, nelle strade di Nairobi, di Mombasa, Kisumu, Nakuru, Eldored e di molte altre cittá e cittadine del paese i keniani continuano a dimostrare la propria opposizione ad un provvedimento che aumenta di molto il carico di tasse imposto su redditi di famiglie che, spesso, non riescono a coprire le spese di base mentre toglie, o limita notevolmente, contributi a sostegno di diritti garantiti dalla costituzione. Tra le disposizioni più odiose e criticate, la diminuzione drastica della voce per la mensa scolastica che negli ultimi decenni ha garantito almeno un pasto giornaliero a centinaia di migliaia di bambini di fasce sociali deboli e ha costituito un forte incentivo alla frequenza almeno della scuola primaria.
Secondo notizie dell’ultima ora diffuse dal blog live del Daily Nation, oggi ci sarebbero state dimostrazioni in 34 contee su 47. E tutte le più popolose, compresa quella d’origine del presidente, Ruto, e del vicepresidente, Rigathi Gachagua. I dimostranti, per la prima volta nella storia del paese, sono in grandissima maggioranza giovani, cresciuti con internet e sensibili ai temi sociali: la cosiddetta Gen Z. Non sono stati mobilitati dai partiti di opposizione ma si sono organizzati attraverso i social media, attorno a parole d’ordine condivise e con modalità del tutto nuove. La protesta, che si é definita con lo slogan “Occupy Parlament (Occupiamo il parlamento)” è cresciuta prima sugli schermi dei cellulari e ha poi inondato le strade del paese.
Traditi da Zaccheo
Si tratta di giovani che, se hanno votato – l’astensione tra di loro è stata molto alta nelle scorse elezioni – hanno dato la preferenza in maggioranza a Ruto e ora si sentono traditi nelle loro aspettative. E chiedono apertamente le sue dimissioni. “Ruto Must Go (Ruto deve andarsene)” è tra le frasi piú lette nei cartelloni dei dimostranti. Prima del voto l’avevano invitato a “convertirsi”. “Zakayo come down (Zaccheo, vieni giú)”. Ruto è ormai chiamato ovunque nel paese con il soprannome di Zakayo, la traduzione in swahili di Zaccheo. Il riferimento é allo Zaccheo del Vangelo, il capo dei pubblicani di Gerico, esattore di tasse, che aveva assistito al passaggio di Gesú arrampicato su un sicomoro, e aveva finito per convertirsi. In questo periodo il presidente ha detto più volte che il nomignolo che gli è stato affibbiato non lo convincerà a cambiare strada.
I giovani rivendicano il diritto a contare sulle decisioni che riguardano il loro futuro e intendono prendersi le responsabilità che le azioni per il cambiamento comportano. Una ragazza, dalla sua pagina Facebook, ha chiesto a Raila Odinga, l’anziano leader dell’opposizione, di stare a casa perché è venuto il momento che i giovani stessi dirigano le azioni contro la legge che ritengono inaccettabile. «Sappiamo tutto quello che hai fatto per il Kenya; ora tocca a noi. Parleremo in vece tua» dice, lanciando un bacio. Odinga ha fatto sapere di essere orgoglioso di poter passare loro la mano, e non si è fatto vedere. Ma i parlamentari di opposizione si sono uniti alla folla nelle dimostrazioni di oggi davanti al parlamento.
Anche Ruto ha dovuto dire di essere orgoglioso delle proteste dei giovani e si è dichiarato disponibile ad avere con loro “a conversation”; una conversazione, quasi si trattasse di parlare del più e del meno. Certo ha ribadito che le tasse rimarranno e andranno pagate. È stato sollecitato ad ascoltare le proteste dei giovani dai leader religiosi e della società civile, ma sembra che la disposizione al confronto sia tiepida e solo formale. Le proteste sono state affrontate dalla polizia con arresti indiscriminati, con gas lacrimogeni e idranti. L’uso della forza durante dimostrazioni pacifiche, garantite dalla Costituzione, è purtroppo una costante nel paese. I giovani hanno reagito in un modo inusuale. Si sono rivolti alle forze dell’ordine con una canzone toccante – “Police stop the Killing. This song is for you (Polizia smetti di ammazzarci. Questa canzone é per te)” – dal ritornello “Sei un servizio di polizia o una forza coloniale?” Nel testo invitano le forze dell’ordine a riflettere sul loro ruolo, a pensare al futuro del paese e ad unirsi ai dimostranti.Ma l’appello non è stato accolto.
AGGIORNAMENTI
Le proteste pacifiche di oggi davanti al Parlamento mentre venivano discussi gli emendamenti proposti alla legge finanziaria si sono trasformati in una quasi rivolta. Nel primo pomeriggio, secondo voci per ora impossibili da confermare, la polizia avrebbe sparato contro i dimostranti che avrebbero sfondato lo sbarramento. Numerosi video che circolano sui social media testimoniano che i dimostranti sono entrati nel compound del Parlamento. Una palazzina, probabilmente quella degli uffici, sta ora bruciando. I parlamentari sono stati costretti a mettersi in salvo attraverso un camminamento sotterraneo. Raffiche di spari fanno da sottofondo al video che é stato inviato alla redazione di Nigrizia da una persona presente agli avvenimenti.
Anche in altre zone del paese regnerebbe il caos. Negli scontri, ci sarebbero diversi feriti.