Kais Saied non si smentisce e aggiunge un ulteriore tassello alla sua politica repressiva nei confronti degli oppositori. Ultima mossa due giorni fa con l’arresto nel nord-est del paese di Lotfi Mraihi, leader del partito dell’Unione popolare repubblicana, politico che nei mesi scorsi aveva annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali. La data del voto è stata annunciata dal capo di stato in settimana. Mraihi è stato incarcerato con l’accusa di riciclaggio di denaro e di apertura di conti bancari all’estero senza la licenza della banca centrale.
L’arresto è l’ultimo di una serie, dato che molti sono già i critici di Saied in prigione per aver accusato il governo di esercitare pressioni sulla magistratura. Il fine del capo dello stato sembrerebbe servirsi del settore giudiziario per identificare i suoi rivali, nell’ottica di spianarsi la strada per un secondo mandato. Lo scorso anno Saied, al potere dal 2019, aveva fatto imprigionare Abir Moussi, leader del Partito costituzionale (Desturiano) libero e candidata di spicco, con l’accusa di attentato alla sicurezza pubblica. Vari altri candidati alle elezioni, tra cui Safi Saeed, Nizar Chaari e Abd Ellatif Mekki, sono sottoposti a procedimenti giudiziari per frode e riciclaggio di denaro.
In decine dietro le sbarre
Accusato di corruzione è anche Mondher Znaidi, un potenziale candidato di spicco che vive in Francia. Sono ancora decine i professionisti, giornalisti e politici messi agli arresti in un solo anno con l’accusa di cospirazione contro la sicurezza dello Stato. Dal 2021, in effetti, Saied ha iniziato a centralizzare su di sé tutti i poteri, sciogliendo il parlamento e governando per decreto, giustificandosi col proposito di annientare la corruzione. Il capo dello stato ha poi proceduto alla stesura di una nuova costituzione, approvata tramite referendum nel 2022, creando così un sistema presidenziale che ha reso innocuo il parlamento. L’opposizione evidentemente sostiene che in queste condizioni non si potranno tenere elezioni giuste e credibili, e che da un lato i candidati in carcere devono essere rilasciati e i media devono poter lavorare senza pressioni da parte del governo.