Kenya: licenziato il capo della polizia - Nigrizia
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La Chiesa si schiera con i manifestanti dopo la brutale repressione delle proteste con almeno 39 morti
Kenya: licenziato il capo della polizia
Agenti sotto accusa dopo il ritrovamento di parti dei corpi di nove donne in una discarica a Nairobi, nei pressi di una stazione di polizia, con “segni visibili di torture e mutilazioni”. Arrestato un uomo che ha confessato l'uccisione di 42 donne dal 2022
15 Luglio 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

In Kenya la polizia sotto accusa per le violente repressioni e gli arresti arbitrari dei manifestanti che hanno causato la morte di almeno 39 persone nelle scorse settimane, durante le proteste del movimento Gen Z contro il governo e l’aumento delle tasse.

Dopo aver azzerato l’esecutivo, cancellato la contestata legge finanziaria e annunciato tagli drastici alla spesa pubblica, il presidente William Ruto lo scorso 12 luglio ha rimosso dall’incarico il capo della polizia kenyana Japhet Koome.

Nel frattempo nella discarica di Kware, nello slum di Mukuru a Nairobi, sono stati rinvenuti sacchi di plastica contenenti parti di corpi smembrati di nove donne tra i 18 e i 30 anni, tutte uccise con la stessa procedura e con “segni visibili di torture e mutilazioni”.

Gli agenti della locale stazione di polizia, che dista un centinaio di metri dal luogo del ritrovamento, sono stati trasferiti. Le forze di sicurezza hanno fatto sapere d’aver avviato “indagini trasparenti, approfondite e rapide” – il capo della polizia ad interim, Douglas Kanja, ha promesso una conclusione entro tre settimane – per chiarire un eventuale coinvolgimento della polizia nelle morti.  

Indagini che sembrano in realtà già concluse visto l’annuncio, oggi, dell’arresto di Collins Jumaisi Khalusha, 33 anni, definito un “serial killer”. L’uomo, ancora sotto interrogatorio, avrebbe confessato d’aver ucciso, fatto a pezzi e gettato nella discarica i corpi di 42 donne negli ultimi due anni, inclusa la moglie. L’ultima vittima lo scorso 11 luglio. 

Chiesa sotto accusa

Intanto le proteste della Generazione Z si sono allargate anche alla Chiesa, accusata di connivenza con un’élite politica corrotta. Con l’hashtag #OccupyChurch il movimento ha preso di mira sui social media la pratica dell’“harambee”, la consuetudine da parte di politici di donare ingenti somme di denaro alla Chiesa, permettendo loro – presidente in primis – di lanciare messaggi politici dal pulpito.

E anche in questo caso le proteste sono state ascoltate. Ruto ha infatti imposto il divieto per i funzionari statali e i dipendenti pubblici di effettuare donazioni di beneficenza e ha chiesto al procuratore generale di sviluppare un meccanismo per il versamento di contributi strutturati e trasparenti.

Il silenzio dei vertici ecclesiali del paese, dove oltre l’80% della popolazione, compreso Ruto, è cristiana, è stato poi rotto ieri con una messa speciale per i giovani delle chiese di Nairobi e dintorni, in onore delle persone uccise dalla polizia durante le proteste.

Nella Basilica della Sacra Famiglia, gremita di giovani, riferisce la BBC, il vescovo Simon Kamomoe ha cercato di convincere la platea di essere al loro fianco. «So che da giovani a volte ci si sente delusi anche nella Chiesa», ha detto. Ma noi «vogliamo rinnovare il nostro impegno al vostro servizio». «I vescovi cattolici sono preoccupati di perdere questa generazione».

«Il messaggio politico (di Ruto) è stato in realtà diffuso all’interno della Chiesa», conferma alla BBC il reverendo Chris Kinyanjui, segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese del Kenya (NCCK). «Quindi, le persone sentono di avere un governo cristiano». Inoltre, ha aggiunto, la narrazione cristiana del presidente ha reso difficile per molti pastori chiedergli conto. Piuttosto si comportano come «azionisti di questa amministrazione», ha affermato.

L’NCCK si è espresso «troppo silenziosamente» contro la legge finanziaria, ha aggiunto ancora Kinyanjui. Dobbiamo invece tornare ad «essere proattivi, essere visibili, essere la voce e la coscienza della società… mettendo in discussione, correggendo il regime».

«In un certo senso, vediamo che la Generazione Z svolge l’opera del Signore, e penso che questo sia qualcosa che ha spinto molti pastori a svegliarsi».

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