Secondo informazioni credibili ottenute dall’Ethiopian Media Service, un sito con sede negli Stati Uniti collegato con lo stato-regione Amhara in Etiopia, le forze dei ribelli FANO e le forze governative hanno combattuto lo scorso 12 luglio nella città di Kormash, nell’area di Minjar, a solo 55 km da Addis Abeba.
A quasi un anno da quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza in Amhara da parte del governo di Abiy Ahmed, la guerra nella regione sembra aggravarsi, con la perdita di migliaia di civili oltre alla distruzione di villaggi e infrastrutture. «Abbiamo dovuto ritirarci per evitare vittime civili in seguito ai bombardamenti governativi», ha dichiarato Nigatu Yitaferu, vicecapo delle pubbliche relazioni del comando amhara FANO dello Shewa. Vanno inoltre registrati intensi combattimenti nell’area di Gondar, antica capitale etiopica, dove i ribelli hanno tentato di conquistare l’aeroporto.
Ha suscitato inoltre molte reazioni la notizia che la scorsa settimana il generale Tefera Mamo, da molti anni figura di rilievo nell’esercito federale, ha annunciato di essersi unito alle forze FANO e ha invitato le milizie governative antisommossa a unirsi ai ribelli.
Il generale Mamo, noto per la sua esperienza nella guerriglia e come ex comandante dell’esercito nazionale e delle forze speciali amhara, in varie occasioni aveva protestato contro la politica anti-amhara del primo ministro, proteste che avevano portato al suo licenziamento dalla posizione di comando.
Ora che si è unito alle forze FANO, il generale Tefera svolgerà un ruolo significativo nel colmare il divario di leadership ed elevare la lotta a un nuovo livello. Con la sua prolungata esperienza e la conoscenza di molti dei componenti delle forze FANO, ex membri della forza speciale amhara sciolta da Abiy Ahmed, avrà senza dubbio un seguito fedele.
Dal canto loro, in ogni caso, le forze governative hanno rivendicato di aver sovrastato le “forze estremiste” nella regione Amhara. Tra le conseguenze del conflitto, oltre alle migliaia di morti, i vari milioni di studenti costretti ad abbandonare gli studi nella regione, decine di migliaia di sfollati e la già menzionata distruzione di strutture sanitarie ed educative.