Polizia ancora sotto accusa in Kenya per uso eccessivo della forza nel contenere nuove proteste dei giovani della Generazione Z, scesi in strada di nuovo ieri in migliaia in tutte le principali città del paese chiedendo le dimissioni del presidente William Ruto.
Almeno una persona è stata uccisa, colpita da proiettili sparati dai poliziotti – i morti sarebbero 3 secondo fonti dell’agenzia turca Anadolu – e altre decine risultano ferite. Tra queste anche una giornalista, colpita ad una gamba.
Almeno 50 persone sono state uccise dal 18 giugno, giorno di inizio delle proteste antigovernative, 413 sono rimaste ferite, 682 sono state detenute arbitrariamente e 59 sono state sequestrate o risultano disperse, ha detto la Commissione nazionale kenyana per i diritti umani (KNCHR).
Ad accendere la rabbia dei giovani contro la polizia anche il ritrovamento, pochi giorni fa, del corpo di uno studente dell’Università Kenyatta, in una cava a Juja, 30 chilometri a nord di Nairobi.
Nella maggioranza dei casi le manifestazioni si sono svolte pacificamente, ma ci sono stati anche blocchi stradali e lanci di pietre. Le forze di sicurezza hanno motivato la durezza della repressione sostenendo che ci fossero infiltrazioni di soggetti violenti.
Il giorno prima Ruto aveva accusato pubblicamente la Ford Foundation di essere dietro alle proteste e di complottare per rovesciarlo. Affermazioni che rischiano di innescare tensioni diplomatiche con il grande alleato, gli Stati Uniti, e che la Fondazione ha smentito fermamente.
“Non finanziamo né sponsorizziamo le recenti proteste contro la legge finanziaria e adottiamo una politica rigorosamente imparziale per tutte le nostre sovvenzioni”, si legge in una nota.
L’organizzazione filantropica statunitense è la terza entità ad essere accusata di finanziare le proteste. Secondo fonti dell’intelligence riportate dal quotidiano Nation sei politici, un uomo d’affari e due ong sarebbero nel radar del governo per finanziamenti ai manifestanti.
Certo è che Ruto è alle prese con una crisi per lui tutto nuova, fomentata dalla base del suo giovane elettorato che si dice delusa e tradita per la corruzione rampante e per le mancate promesse del leader populista.
Così, dopo aver chiesto e ottenuto il ritiro della legge finanziaria che aumentava le tasse, lo scioglimento del governo e il licenziamento del capo della polizia, ora la Gen Z punta al vertice, pretendendo che anche il presidente abbandoni il potere.
I manifestanti accusano Ruto di essere il burattino del Fondo monetario internazionale che ha imposto le radicali misure di austerity, privatizzazione e pressione fiscale in cambio di un prestito complessivo di circa 3,9 miliardi di dollari.
Ieri è intervenuta su questo anche Human Rights Watch che ha invitato il FMI a collaborare con il governo per garantire che il suo sostegno al paese sia in linea con i diritti umani e che la corruzione non sottragga fondi destinati a migliorare la vita della popolazione.