L’UNHCR monitorerà l’attuazione del Protocollo Italia-Albania, che prevede la creazione di centri per migranti in territorio albanese. È quanto dichiarato dall’Agenzia ONU per i Rifugiati, che risponde così all’invito rivoltole formalmente dal ministero dell’interno italiano.
L’UNHCR, pur non avendo partecipato ai negoziati tra Roma e Tirana, è stata chiamata dal Ministero dell’Interno italiano a garantire che il protocollo venga applicato in conformità con gli standard internazionali. Il monitoraggio durerà inizialmente tre mesi e avrà l’obiettivo di segnalare eventuali violazioni dei diritti umani, assicurando che i richiedenti asilo possano esercitare i loro diritti in modo equo e dignitoso. Questo intervento arriva in un momento in cui l’apertura dei centri albanesi è stata ritardata, con l’inaugurazione prevista per il 20 agosto ancora incerta. La stessa UNHCR ha sottolineato la necessità di monitorare da vicino queste strutture, in particolare per evitare che si trasformino in strumenti di esternalizzazione degli obblighi di protezione, contrariamente al diritto internazionale.
Mentre la data d’apertura delle strutture in Albania continua a venire posticipata, l’Italia registra un calo significativo degli sbarchi sulle proprie coste. Secondo i dati diffusi dal Viminale, gli arrivi sono diminuiti del 62,36% nei primi sette mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, questa riduzione non è il risultato di una soluzione definitiva al problema migratorio, ma piuttosto di uno spostamento dei flussi verso altre rotte. In particolare, la Spagna ha visto un aumento del 153% degli sbarchi, e la Grecia del 57%, evidenziando come il problema sia stato semplicemente trasferito altrove. Senza dimenticare le Canarie, rotta extra-Mediterranea che ha registrato un incremento del 126% degli arrivi.
Nonostante la diminuzione degli arrivi in Italia, dall’inizio del 2024 si è notato un netto irrigidimento sul piano delle domande d’asilo. I dati del Viminale mostrano un aumento del 35,73% delle richieste d’asilo nei primi sette mesi del 2024. I caso di riconoscimento dello status di rifugiato sono aumentati del 17,9%, e del 58,5% i casi di protezione sussidiaria. Ma sono anche raddoppiati i casi di diniego (+91.7%).
Il quadro che emerge è quello di un’Italia sempre più impegnata a controllare i confini, con un aumento dei rimpatri del 19,7% rispetto al 2023. La riduzione degli sbarchi in Italia e il contemporaneo aumento degli arrivi altrove dimostrano che la questione migratoria è ben lontana dall’essere risolta e che le attuali politiche rischiano di creare più problemi di quelli che intendono risolvere. La risposta a queste sfide nel tempo definirà non solo il futuro delle politiche migratorie italiane, ma anche che ruolo il Paese vorrà continuare a giocare sulla scena europea. (AB)