In Tunisia il tribunale amministrativo della capitale ha respinto tutti e 7 i ricorsi presentati dagli aspiranti candidati che non sono stati ammessi a partecipare alle elezioni presidenziali in programma il prossimo 6 ottobre. Gli ultimi due ricorsi bocciati erano stati presentati da Emad Daimi e Bashir Awani.
Il tribunale ha precisato che dei 7 ricorsi, 3 sono stati respinti nella forma, tre nel merito, e il settimo perché inammissibile.
L’intervento dell’ISIE
Il 10 agosto scorso l’Alta autorità indipendente per le elezioni (ISIE) aveva annunciato l’ammissione alla corsa presidenziale di soli 3 candidati rispetto ai 17 aspiranti: il segretario del partito Echaab, il panarabista Zouhair Maghzaoui; il presidente uscente Kais Saied e l’ex deputato di Tahya Tounes e presidente del piccolo partito Azimoun, Ayachi Zammel.
Il risultato è già scritto: i due rivali di Saied rappresentano solo una piccola minoranza dello scacchiere politico.
Nel 2019 i candidati erano stati 26.
Esclusi eccellenti
Tra i candidati esclusi dopo il loro ricorso c’è anche la leader del Partito destouriano libero, Abir Moussi, in carcere dal 3 ottobre scorso. È una delle più tenaci oppositrici di Saied. È stata condannata il 5 agosto con l’accusa di aver diffuso notizie e voci false sulla commissione elettorale. Condannata a 2 anni di prigione.
Gli esclusi potranno ancora fare appello alla decisione del tribunale amministrativo entro 48 ore dalla notifica del provvedimento.
La lista finale degli ammessi alle elezioni presidenziali in Tunisia sarà pubblicata il 3 settembre.
Rapporto HRW
In un rapporto di Human Right Watch si legge che le autorità tunisine “hanno perseguito, condannato o imprigionato almeno otto potenziali candidati”. Il presidente Saied ha compromesso l’indipendenza della magistratura e ha riorganizzato una serie di istituzioni chiave dopo la sua progressiva conquista del potere a partire dal 2021 tra cui anche l’ISIE, che ha ristrutturato per porla sotto il suo controllo nel 2022.
In carcere 8 possibili candidati
HRW nota come dall’inizio del periodo elettorale, il 14 luglio, almeno otto candidati potenziali sono stati giudicati colpevoli e condannati a pene detentive o al divieto a vita di candidarsi alle elezioni, mentre altri hanno subito molestie e intimidazioni.
Ne fa l’elenco. Tra questi anche il rapper e uomo d’affari, Karim Gharbi (noto con il suo nome d’arte “K2rhym”), condannato a quattro anni di prigione. Gli è stato imposto il divieto a vita di candidarsi a una carica.
Il 5 agosto, Saied ha cercato di giustificarsi: «Non è stata esercitata alcuna pressione su nessuno. Coloro che parlano di ostacoli e difficoltà cercano di diffondere caos, discordia, voci e bugie». Una giustificazione per nulla credibile.
Via vai di primi ministri
Nella lista delle novità introdotte da Saied c’è anche un rimpasto di governo a due mesi dal voto. Una scelta unica nel panorama internazionale. Il 7 agosto ha destituito Ahmed Hachani, sostituendolo ministro degli Affari sociali recentemente nominato Kamel Madouri. Il “discretissimo” ex primo ministro (non aveva praticamente mai parlato con i tunisini da quando era entrato in carica) è durato solo un anno. Era stato nominato, infatti, il 1° agosto del 2023, in sostituzione di Najla Bouden, anch’essa “licenziata” senza giustificazione ufficiale da Saied.