In una conferenza stampa, senza giornalisti, trasmessa dal canale nazionale Wataniya 1, l’Alta autorità indipendente per le elezioni (ISIE) in Tunisia ha annunciato di non aver ricevuto, entro le 48 ore previste dalla legge, la corrispondenza da parte del tribunale amministrativo che aveva deciso per la reintegrazione di tre candidati per il voto del 6 ottobre: Mondher Znaidi, Abdellatif Mekki e Imed Daimi.
Tuttavia, sui suoi canali social, il tribunale amministrativo ha smentito le affermazioni dell’ISIE, confermando di aver comunicato le proprie decisioni entro i termini legali, non oltre il 3 settembre.
L’annuncio della commissione elettorale implica che solo i tre candidati già confermati il 10 agosto (Zouhaier Maghzeoui, Ayachi Zammel e Kais Saied) possono competere per le “presidenziali” del prossimo mese.
Un abuso di giustizia
Al momento dell’annuncio, 6 organizzazioni della la società civile e 5 partiti politici si sono mobilitati fuori dalla sede dell’ISIE per denunciare i suoi “abusi” e chiedere il rispetto delle decisioni del tribunale amministrativo, che è l’organo competente per ricevere i ricorsi dei candidati non ammessi alle elezioni.
Tribunale che aveva già respinto i ricorsi presentati da Abir Moussi e Neji Jalloul, tra i 17 candidati che avevano presentato inizialmente la loro candidatura.
Il tribunale amministrativo aveva già deciso di cancellare l’obbligo del certificato B3, un estratto del casellario giudiziario che viene rilasciato dal ministero dell’Interno. Era tra gli ostacoli legali posti dal regime di Saied.
Farouk Bouasker, presidente dell’ISIE, ha dichiarato che la sua commisione non può accettare le candidature di chi ha falsificato le sponsorizzazioni o di chi ha la doppia cittadinanza.
Daimi, uno dei candidati bocciati dall’Alta autorità indipendente per le elezioni e residente in Francia, ha rifiutato di riconoscere la decisione dell’ISIE, esortando tutti gli altri candidati a fare lo stesso. Ha invitato il popolo a non cedere alla paura e a difendere i propri diritti con mezzi pacifici.
Dall’altra parte, Znaidi ha sottolineato che questi sviluppi non significano che smetterà di utilizzare i canali legali per recuperare i suoi “diritti”.
Una corsa a ostacoli per i candidati accettati
Nella stessa conferenza stampa, l’ISIE ha fissato il 14 settembre come data d’inizio della campagna elettorale. Tuttavia, nella stessa mattina in cui si è pronunciata l’ISIE è stato arrestato Ayachi Zammel, uno dei candidati accettati per la competizione elettorale. L’accusa, pure per lui, è di aver falsificato le sponsorizzazioni.
Zammel, inizialmente, aveva sostenuto i provvedimenti assunti da Saied dal 25 luglio 2021, Poi ha cambiato posizione dopo aver osservato una crescente deriva verso l’autocrazia nel paese. Sebbene di orientamento liberale, è visto come un candidato che potrebbe raccogliere un consenso trasversale soprattutto tra chi si oppone alle politiche del presidente.
Un attivista impegnato nella sua campagna elettorale, ha rilasciato una dichiarazione a Express FM, secondo cui l’arresto di Zammel potrebbe essere una misura che anticipa la sua esclusione dal voto.
Per Maghzaoui, l’altro candidato ancora in corsa, con questa decisione l’ISIE non ha solo annullato la sentenza del tribunale amministrativo, ma ha anche escluso questo organo dello stato tra le istituzioni del paese. Secondo il politico panarabo, il regime sta cercando di spingere la popolazione e l’opposizione al boicottaggio.
Il tentativo di fuga di Safi Said
Nell’ agosto scorso, il candidato escluso e successivamente ritiratosi dalla corsa, Safi Said, ha tentato di attraversare il confine con l’Algeria per chiedere asilo. Come la maggior parte delle figure politiche del paese, gli è stato vietato di viaggiare. Le autorità algerine lo hanno catturato il 20 agosto e lo hanno riconsegnato a Tunisi.
Said, ex giornalista e membro indipendente del parlamento (eletto nel 2019), aveva pubblicato un comunicato prima del suo tentativo di fuga, in cui descriveva le elezioni come «uno spettacolo da solista» e «una brutta farsa». Denunciava, poi, che dentro l’ISIE manca un organo “neutrale” nel momento in cui si valutano le firme raccolte per le candidature.
L’ennesima denuncia finita nel dimenticatoio.