3.155 persone morte nel Mediterraneo centrale lo scorso anno, secondo i dati diffusi da OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni). 449 morte e 667 disperse da gennaio 2024 allo scorso 7 settembre. E un report di Fro (Fundamental rights office) ufficio interno di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, che denuncia come in mare manchino navi dedicate al soccorso e salvataggio.
Da tempo l’ufficio dedicato al monitoraggio dei diritti umani nei contesti migratori sottolinea la necessità di garantire risorse per aumentare le attività di ricerca e soccorso in mare soprattutto nella zona Sar italiana.
Che manchi un’operazione coordinata – come fu quella di Mare Nostrum che sorse nel 2013, all’indomani del naufragio del 3 ottobre – nel canale di Sicilia per prestare aiuto a chi si trovava in difficoltà, Fro lo ha riportato più volte, ma ora fa un passo ulteriore.
L’ufficio di Frontex punta il dito contro il governo italiano scrivendo quanto le operazioni navali siano ancora più importanti «a seguito dell’adozione da parte del legislatore italiano nel 2023, di misure che inaspriscono la gestione dei flussi migratori (anche da parte di imbarcazioni private/ong)».
Misure che fanno parte del decreto Piantedosi, il ministro che ha introdotto il fermo amministrativo delle navi che compiono salvataggi multipli, ad esempio, o non si attengono alle indicazioni della guardia costiera libica.
Decisione che si somma all’assegnazione di porti sempre più lontani, che aumentano i giorni di navigazione per raggiungere il punto di sbarco e per tornare in quella zona Sar dove la presenza di navi è quanto mai preziosa, visto l’alto numero di persone morte che continua a registrarsi nonostante il calo delle partenze.