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Migranti: la stretta securitaria stoppa soccorsi e dissenso
Ispezione straordinaria sulla Mare Jonio: si privi degli equipaggiamenti di salvataggio se vuole ripartire
19 Settembre 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

Mentre il ministro Matteo Salvini è alle prese con il processo Open Arms a Palermo, è a Trapani che si spostano i riflettori governativi della guerra contro le navi che fanno i salvataggi in mare.

La Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans è stata sottoposta a dieci ore e mezza di ispezione straordinaria voluta dal capo del ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Matteo Salvini per l’appunto.

A dar notizia dell’esito dei controlli alla nave, ieri mattina, è stato lo stesso capo missione della Mare Jonio, Luca Casarini: «Alle tre ispezioni previste, che riguardano aspetti tecnici e sanitari sui quali non abbiamo mai avuto problemi, si è aggiunta un’ispezione occasionale voluta dal comando generale di Roma», ha dichiarato.

«Con questa siamo alla 24esima ispezione dall’inizio delle nostre attività in mare (cominciate dal porto di Augusta con la prima missione di monitoraggio e soccorso nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 2018, ndr)».

La cosa sbalorditiva è però che questa volta la conclusione dell’ispezione straordinaria non impone un ampliamento degli strumenti di salvataggio presenti, ma esattamente il contrario «lo sbarco immediato di tutti gli equipaggiamenti correlati all’attività di salvataggio rizzati in coperta, pena la decadenza del certificato d’idoneità, ossia – ha aggiunto Casarini – ci ordinano di sbarcare gommoni rescue, infermeria, container, bagni chimici e docce destinati all’assistenza alle persone soccorse in mare. Intanto la nave non è autorizzata a salpare e, se non provvederemo allo sbarco dell’equipaggiamento di soccorso, ci sarà definitivamente ritirato il certificato necessario a navigare».

Sicurezza e diritti civili

Un’ispezione questa che avviene in concomitanza al voto alla Camera del   che prevede un giro di vite anche per le persone migranti extra-UE sull’acquisto dei telefonini e delle sim.

All’articolo 32, infatti, si prevede che tra i documenti da mostrare per poter comprare una scheda telefonica, oltre alla carta di identità, «se il cliente è cittadino di uno stato non appartenente all’Unione Europea» (misura ad hoc dunque) deve esserci copia del titolo di soggiorno.

In parole povere, si sarà senza regolare permesso di soggiorno sul territorio non si potrà telefonare con una propria scheda.

La stretta poi si allarga e, riguardo al diritto al dissenso, non si limita alle manifestazioni non violente nelle strade o nelle piazze (la cosiddetta misura anti-Gandhi), ma entra nelle carceri e nei CPR (Centri per il rimpatrio).

L’articolo 27 introduce infatti un nuovo reato, finalizzato a reprimere gli episodi di proteste dentro i centri di detenzione delle persone migranti. Reato punito con la reclusione da uno a sei anni se la protesta la si promuove, organizza e/o dirige una rivolta, da uno a quattro se si partecipa.

Si inaugura dunque una nuova forma di reato: il delitto di rivolta penitenziaria, che comprende la resistenza «anche passiva». Una criminalizzazione dei modi della contestazione.

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