Tommy Kuti, pioniere dell'afrobeats italiano, debutta al cinema
Arte e Cultura Italia
Da oggi lo trovate nelle sale cinematografiche con 'Ricomincio da taaac', dove interpreta Obi
Tommy Kuti, pioniere dell’afrobeats italiano, debutta al cinema
Il cantante si racconta a Nigrizia, dagli esordi con Afriradio fino al debutto al grande schermo. Un viaggio attraverso la musica, il rapporto con le sue radici e l'attivismo. Un campo, quest'ultimo, in cui si è trovato un po' per caso, un po' per scelta
26 Settembre 2024
Articolo di Arianna Baldi
Tempo di lettura 7 minuti
Tommy Kuti

Tommy Kuti, classe 1989, è un artista poliedrico che ha fatto della sua identità afroitaliana, raccontata con sottigliezza, ironia e senza filtri, un baluardo di lotta culturale e musicale. Il tutto raccolto intorno al faro dell’afrobeats, che grazie al suo ritmo riesce a dare un tocco di leggerezza anche ai testi impegnati.

Il suo percorso ha avuto inizio proprio qui, ad Afriradio, la radio di Fondazione Nigrizia, grazie all’intuizione di Fabrizio Colombo, al tempo il direttore. Da allora sono passati anni e nel frattempo la sua carriera è decollata. Con il suo singolo #Afroitaliano, uscito nel 2018, Tommy si è imposto nel panorama musicale italiano che proprio in quegli anni comincia a scoprire la vivacità culturale e artistica delle cosiddette ‘seconde generazioni’.

Un periodo, però, anche di crescente tensione sociale, segnato da un aumento del clima xenofobo e dall’ascesa di politici come Matteo Salvini, quest’ultimo citato esplicitamente nel titolo del suo libro Ci rido sopra. Crescere con la pelle nera nell’Italia di Salvini, pubblicato da Rizzoli nel 2019.

Ma identità e razzismo sono solo una delle molte fila seguite dai suoi testi. Il cantante, al secolo Tolulope Olabode Kuti e noto su instagram anche come ‘Big Tolu’,  prende ispirazione soprattutto dalla sua quotidianità, in questo momento basata a Milano. E da un’attenta rielaborazione della musica afrobeats nigeriana, in un fino gioco linguistico tra italiano e yoruba che ha perfezionato negli anni, album dopo album. 

Oggi lo incontriamo per parlare del suo esordio cinematografico nel film Ricomincio da Taaac, dove debutta come attore nei panni di Obi. Diretto dal collettivo di registi Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella e Davide Rossi, il film è il secondo lungometraggio tratto dal celebre format online Il Milanese Imbruttito, con protagonista Germano Lanzoni. Lo trovate in sala da oggi, 26 settembre. 

Tommy, partiamo dall’inizio. Che ricordi hai della tua esperienza qui ad Afriradio?

Ringrazierò tutta la vita Fabrizio Colombo perché è da lì che sono partito. È  lui che mi ha messo in contatto con questo mondo, con le realtà di giovani artisti afrodiscendenti che io inizialmente non conoscevo. Ricordo ancora quando una volta mi ha chiamato e parlando, mi ha detto: «Tu sei un 2G!», intendendo un ragazzo di ‘seconda generazione’. Io non sapevo nemmeno cosa volesse dire, pensavo fosse una cosa tecnologica. Però lui era già sul pezzo su questo e ha puntato moltissimo sui giovani. 

Se da lì tutto è partito, la canzone che ti ha reso più noto è #Afroitaliano, uscita in un momento particolare. Erano gli anni della massima attenzione mediatica sugli sbarchi, con un forte sentimento anti-migranti che si stava alimentando in Italia. Questo si respira nelle tue canzoni. Come senti di essere cambiato artisticamente da allora? Anche in relazione al tuo essere artista che si può definire ‘impegnato’?

#Afroitaliano mi ha lanciato e nel 2017 era veramente importante mandare quei messaggi, anche se il tema è ancora molto attuale, ora c’è il dibattito intorno al referendum sulla cittadinanza che riguarda tantissime persone nate e cresciute in Italia e che invito tutti a firmare. Bisogna mandare un segnale forte. Certo, col tempo la mia musica è cambiata perché anche la mia quotidianità è cambiata.

Io l’attivismo l’ho scoperto dopo, non lo facevo per quello. All’inizio pensavo solo di parlare della mia esperienza, di quello che vivevo da persona cresciuta nella provincia di Brescia. Non pensavo che ci ritrovassero tante persone, non era un messaggio politico. Ora vivo a Milano, una città molto diversa e sicuramente più internazionale, per cui anche nel mio quotidiano ci sono nuovi temi, nuovi aspetti che mi interessano e che porto nelle mie canzoni. La base di partenza dei miei testi rimane la realtà che vivo ogni giorno, sono aspetti correlati.

I tuoi legami con la cultura nigeriana sono molto forti. Come ti rapporti all’afrobeats e in generale con la scena musicale nigeriana? Non dico solo dal punto di vista dell’ispirazione, ma anche nel senso relazionale del termine. 

Non l’avrei mai detto ma ormai mi sento sempre più in linea con l’afrobeats che con il rap italiano o americano. Ascolto sempre di più artisti nigeriani ed è bellissimo vedere come cantanti che cantano in yoruba, nel dialetto della mia famiglia, dei miei genitori, ora siano di fama internazionale e lancino delle vere hit mondiali, cavalchino i palchi più prestigiosi al mondo, vincano riconoscenti internazionali.

Il loro percorso ha cambiato molto anche la visione del cantante nero, soprattutto negli Stati Uniti, dove l’immagine, se si pensa anche al mondo dell’hip-hop, era molto negativa. Adesso non è più così, i cantanti afrobeats hanno riscritto completamente il paradigma. Ora essere non solo una persona nera, ma anche nigeriana è diventata una cosa cool, impensabile nel passato. Ed è bellissimo per me, non solo per la loro influenza positiva, ma perché questi cantanti sono strettamente connessi alla mia cultura e alla mia persona. Posso capire tutti i loro testi, i loro messaggi.

Questa estate hai tenuto il tuo primo concerto in un paese africano, l’Algeria, invitato dall’Unione Europea per il festival Europe d’Afrique. Ti piacerebbe arrivare a esibirti in Nigeria, un giorno? 

Beh, certo, se parte del mio percorso è portare l’afrobeats e la musica nigeriana in Italia mi piacerebbe sicuramente anche andare nella direzione contraria e portare la mia musica in Nigeria, allacciare tutte insieme le mie radici. È una sfida in entrambe le direzioni in realtà. Non è semplice riuscire a fondere la musica nigeriana con quella italiana, capire come trasmetterla in Italia, trovare la chiave giusta per far sì che si diffonda.

L’italia è sempre lenta sotto questo punto di vista, la musica mainstream è difficilmente permeabile alle novità. Se ci penso, anche l’hip-hop americano è diventato davvero mainstream molto, molto tardi, forse intorno a una decina di anni fa, quando in Italia hanno iniziato ad affermarsi i nuovi trapper che hanno bucato la scena e imposto nuovi generi. Per cui la strada è in salita, bisogna avere pazienza e ritagliarsi il proprio spazio.

È anche per questo che di recente hai fondato, insieme ad un collettivo di dj e musicisti, Afrowave, format itinerante che punta i riflettori sull’afrobeats?

L’obiettivo è celebrare la cultura e la musica afro, offrire uno spazio in cui mangiare i cibi delle cucine africane cucinati da chef di livello, ascoltare musica, incontrare altri giovani artisti afroitaliani. Anche perché, quando io ho iniziato, eravamo ancora in pochi in Italia a muoverci verso l’afrobeats, ora invece il panorama è completamente cambiato, siamo tantissimi, ci sono un sacco di talenti emergenti che stanno creando nuove cose.

A proposito di attività non unicamente musicali, il 26 settembre esce al Cinema Ricomincio da Taaac, il primo film che ti vede debuttare anche come attore nei panni di Obi. Com’è stato recitare? 

È stato veramente fantastico! I registi erano molto aperti al dialogo, a sentire i miei contributi, c’era davvero un bel clima sul set e con Germano (attore protagonista, ndr) mi sono trovato benissimo. So che non è sempre così, che non è scontato trovare un clima sereno e di confronto, per cui sono davvero felice di questa esperienza.

La recitazione è un ambito che vorresti esplorare di più? 

Spero ci siano altre opportunità, anche se questa sicuramente è stata particolare perché mi hanno cercato loro. Non mi sono attivato in prima persona, ci sono capitato, diciamo. Ma sarebbe bello accadesse di nuovo!

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