Trame da thriller politico/poliziesco in questi ultimi giorni in Benin. L’imprenditore più influente del paese, Olivier Boko e l’ex ministro dello Sport Oswald Homeky, sono stati arrestati con l’accusa di aver tentato la pianificazione di un colpo di stato, previsto per il 27 settembre. Nelle mani degli inquirenti è finito anche il tenente colonnello Dieudonné Tévoédjrè, capo della Guardia repubblicana, l’organo incaricato della sicurezza del presidente della repubblica.
Conti, sacchi di banconote e resistenza
Secondo quanto riferito ieri in conferenza stampa da Elon’m Mario Metonou, procuratore della Corte di repressione delle infrazioni economiche e del terrorismo (CRIET), Boko e Homeky avrebbero cercato di «vincere la resistenza» dell’ufficiale Tévoédjrè ricoprendolo di soldi in due modi. Il 6 agosto, gli avrebbero aperto un conto in una banca ivoriana a suo nome con 100 milioni di franchi Cfa (equivalenti a 150mila euro). E poi, tre giorni fa, avrebbero tentato di consegnargli 1,5 miliardi di franchi Cfa (circa 2,2 milioni di euro) in contanti.
Sempre secondo la ricostruzione di Metloni, «nella notte tra il 23 il 24 settembre 2024, poco dopo l’una del mattino, l’ex ministro dello Sport Oswald Homeky è stato arrestato nel momento in cui consegnava sei sacchi pieni di banconote al comandante della Guardia repubblicana».
Una somma che «sarebbe stata procurata da Olivier Boko». L’arresto di quest’ultimo è scattato poche ore dopo quello dei suoi presunti complici, mentre si recava in visita da Patrice Talon, l’attuale presidente della repubblica, che lo aveva invitato nella sua dimora. I due erano soliti passare del tempo insieme. Ad unirli c’era un’amicizia ventennale, rinsaldata dal ruolo di Boko come principale finanziatore del partito di Talon.
Le ambizioni di Boko
I loro rapporti si sono increspati negli ultimi tempi, da quando Boko ha esplicitato le sue ambizioni di candidarsi alla presidenza della repubblica, alle elezioni del 2026. Per Talon quella data segna il termine del suo secondo mandato ed ha già affermato di non volersi ripresentare. Ma ha anche chiarito di essere contro l’ascesa di Boko. Tant’è che, nell’ottobre passato, aveva ritirato il portafoglio ad Homeky, allora ministro dello Sport, come ritorsione per la sua vicinanza ai progetti di Boko.
La pratica dei sventati colpi di stato
Secondo fonti ufficiose, rilanciate tra gli altri da RFI, Tévoédjrè sarebbe stato liberato. Rimane quindi da capire il suo ruolo: è accusato di corruzione o è considerato come colui che ha denunciato alle autorità il tentativo in corso di destabilizzazione?
In ogni caso, molti commentatori locali accolgono con sospetto la ricostruzione del procuratore Metlani. La pratica dell’accusa di golpe è stata utilizzata in passato in Benin (al pari di altri paesi dell’Africa occidentale e non solo) come una scorciatoia per eliminare avversari politici. Va in questo senso, la dichiarazione della piattaforma politica Obiettivo 2026 (OB 2026), creata dallo stesso Boko.
A proposito dell’arresto del suo fondatore, ha denunciato «delle azioni che riflettono un chiaro accanimento politico, finalizzato a escludere delle personalità la cui sola colpa è quella di aver mostrato le proprie intenzioni per le presidenziali del 2026».