Camerun: arrestato in Norvegia il leader del movimento separatista armato
Camerun Conflitti e Terrorismo
Lucas Ayaba Cho è il comandante in capo delle Forze di difesa dell'Ambazonia
Camerun: arrestato in Norvegia il leader del movimento separatista armato
27 Settembre 2024
Articolo di Redazione
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Lucas Ayaba Cho

Il National Criminal Investigation Service (KRIPOS) norvegese ha annunciato l’arresto, il 24 settembre scorso a Oslo, di Lucas Ayaba Cho, comandante in capo delle Forze di difesa dell’Ambazonia (ADF), il movimento armato che dal 2016 combatte per l’indipendenza dal Camerun delle due regioni anglofone di South-West e North-West.

Secondo un funzionario camerunense sentito dalla BBC, l’uomo, 52 anni, potrebbe essere estradato nei prossimi giorni, in base a un accordo di sicurezza tra Norvegia e Camerun.

Fin dallo scoppio del conflitto, infatti, il governo di Yaoundé ha più volte chiesto ai paesi stranieri che ospitano leader separatisti di facilitare il loro rimpatrio affinché possano essere giudicati in patria.

Cho è considerato uno dei più importanti leader del movimento separatista protagonista del conflitto che in otto anni ha causato oltre 6mila morti e quasi un milione di sfollati. Movimento che controllerebbe dalla sua base in Norvegia.

Lucas Ayaba Cho non è il primo leader dell’Ambazonia ad essere arrestato all’estero.

Prima di lui, nel 2018, le autorità nigeriane avevano messo le manette ed estradato in Camerun l’allora leader Julius Sisiku Ayuk Tabe e altre 46 persone, accusate di “terrorismo” e “secessione”, e in seguito condannate all’ergastolo.

Lo scorso maggio dal suo esilio a Hong Kong, un altro importante membro del movimento, l’ex vice comandante delle ADF Emmanuel Ngong, alias Capo Daniel, attualmente alla guida della Ambazonia Peoples’ Rights Advocacy Platform (PRAP), aveva lanciato un appello per l’abbandono delle armi e l’avvio di negoziati con Yaoundé, anche in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno.

Appello al quale il movimento ha risposto con una serie di attacchi con esplosivi a Bamenda, capitale della regione di Nord-Ovest, e con l’uccisione del sindaco di Belo e di un numero imprecisato di dirigenti scolastici.

Segnali che confermano la frattura interna al movimento armato tra un’ala più integralista e violenta e una maggiormente vocata alla mediazione e al dialogo.

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