Kenya: approvata la mozione di sfiducia contro il vicepresidente
Kenya Politica e Società
La richiesta di impeachment per Gachagua passa in parlamento anche con i voti dell’opposizione
Kenya: approvata la mozione di sfiducia contro il vicepresidente
La svolta politica in atto che vede opposte le due più alte cariche dello stato, sancisce un radicale cambiamento delle dinamiche politiche del paese, in un momento di profonda crisi finanziaria e sociale
02 Ottobre 2024
Articolo di Michela Trevisan
Tempo di lettura 2 minuti
Il vicepresidente Rigathi Gachagua (Credit: archivio del vicepresidente)

Si intensifica la crisi istituzionale che contrappone le due più alte cariche dello stato in Kenya, dove ieri il parlamento ha approvato con una larga maggioranza una mozione di sfiducia nei confronti del vicepresidente Rigathi Gachagua.

La mozione, lanciata dagli alleati del presidente William Ruto e sostenuta anche dalla principale forza di opposizione, è passata con i voti di 291 dei 349 parlamentari, ben oltre, dunque, la soglia richiesta di 117 membri.

Il sostegno dell’Orange Democratic Movement (ODM) dello storico oppositore Raila Odinga – beneficiario dell’endorsement di Ruto come candidato alla presidenza della Commissione dell’Unione Africana – rischia di garantire che l’impeachment passi facilmente in entrambe le camere del parlamento, dove serve il voto a favore di almeno due terzi dei membri.

La svolta politica in atto in Kenya sancisce un radicale cambiamento delle dinamiche politiche – peraltro nell’aria già da tempo -, in un momento delicato per la profonda crisi finanziaria e sociale del paese.

L’attuale vicepresidente ha infatti corso come secondo di Ruto nelle elezioni presidenziali del 2022, concluse con la sconfitta (l’ennesima) dell’ex primo ministro Odinga. Diventato ora, almeno così pare, uno dei migliori alleati dell’ex avversario.

Le accuse

Gachagua, ricco, ambizioso e controverso uomo d’affari prima della sua “discesa in campo”, è accusato di promuovere una politica etnicamente divisiva a favore della sua etnia, i kikuyo – e del suo potente bacino politico ed elettorale nella regione del Monte Kenya -, manovrando per indebolire il presidente, e di aver sostenuto le proteste antigovernative di giugno e luglio.

Le manifestazioni guidate dalla cosiddetta Generazione Z erano iniziate pacificamente ma in seguito sono divenute più violente, anche a causa della brutale repressione della polizia: 42 morti, 132 persone scomparse e 1.208 arrestate, secondi i dati del ministero degli Interni. I morti sarebbero 64 secondo Amnesty International.

L’inchiesta condotta dal Directorate of Criminal Investigations (agenzia della polizia di stato che si occupa di crimini gravi) si è conclusa con la richiesta di incriminazione di quattro alleati di Gachagua – tra cui due parlamentari – con accuse relative al sostegno alle proteste.

La contromossa

La risposta degli alleati di Gachagua è arrivata ieri con una mozione di censura, presentata dal senatore Daniel Maanzo, contro il presidente, accusato di non aver protetto i cittadini e di responsabilità per le uccisioni di decine di manifestanti durante le proteste.

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