Il cambiamento climatico sta emergendo come una delle principali cause di migrazione interna, specialmente nelle città del Sud del mondo, dove gli impatti delle crisi climatiche sono più devastanti.
Secondo il rapporto Future Urban Landscapes del C40, nel prossimo futuro un numero sempre maggiore di persone sarà costretto a spostarsi dalle proprie terre d’origine a causa di fenomeni come siccità, innalzamento del livello del mare, inondazioni e riduzione della resa agricola. Nell’ultimo decennio, quasi la metà degli sfollamenti interni a livello globale sono stati causati da disastri legati al clima.
Un afflusso particolarmente consistente interessa le città e le metropoli. Entro il 2050, si stima che almeno 8 milioni di persone migreranno verso le sole 10 città analizzate nel rapporto, tra cui Accra (Ghana) e Freetown (Sierra Leone). Significa che senza azioni preventive locali, la migrazione climatica rischia di peggiorare le sfide esistenti, come la rapida urbanizzazione e la crescente pressione sui servizi locali. Il cambiamento climatico è destinato a esacerbare la vulnerabilità di queste metropoli, se non si interviene in modo adeguato.
Accra: crescita demografica e sfide climatiche
Accra, per esempio, con una popolazione attuale di circa 2 milioni di abitanti, ha già visto un’accelerazione della sua crescita demografica, alimentata dalla migrazione interna. Tuttavia, il cambiamento climatico aggiungerà ulteriori sfide. Entro il 2050, la popolazione della città potrebbe crescere di 168mila persone nello scenario più ottimistico, e fino a 340mila in quello più pessimistico. Un aumento che rappresenterà fino al 35% dei migranti totali della città.
Le principali cause di questa migrazione includono la scarsità d’acqua, che si prevede colpirà il 52% della popolazione migrante, e gli eventi estremi come le inondazioni, che interesseranno il 44%. Un altro fattore significativo è l’innalzamento del livello del mare, che si prevede avrà un impatto sul 16% della popolazione migrante. Il rischio è che molti di questi nuovi arrivati si stabiliranno in insediamenti informali, aumentando la densità urbana e aggravando i rischi climatici, come frane e alluvioni.
Freetown stretta in una cappa di calore
Anche Freetown, con una popolazione attuale di circa 1,3 milioni, dovrà affrontare sfide simili. Entro il 2050, si prevede che circa 270mila migranti climatici si trasferiranno nella capitale della Sierra Leone. Per l’84% di loro, la sofferenza maggiore sarà causata dalle ondate di caldo estremo. Altri impatti significativi includono eventi estremi e l’enorme problema della siccità. Anche quest’ultima è destinata a colpire la maggior parte della popolazione migrante, circa il 60% secondo le stime.
Prevenire il collasso
Il rapporto individua alcune linee guida da seguire per evitare che l’aumento esponenziale della popolazione nei cerchi urbani causi un tracollo sociale, oltre che un peggioramento del clima stesso. Senza un’azione preventiva guidata localmente, infatti, la migrazione climatica accelererà ulteriormente l’urbanizzazione rapida, l’espansione urbana incontrollata e la pressione sui servizi locali.
Le città come Accra e Freetown, qui prese come casi studio ma con sorti non dissimili da tante altre metropoli del continente, devono attuare politiche inclusive e basate su dati locali per proteggere sia i residenti attuali che i migranti climatici. Interventi mirati, come la pianificazione urbana sostenibile, lo sviluppo di infrastrutture resilienti e l’accesso a servizi essenziali come l’acqua potabile e l’alloggio, saranno cruciali.
In particolare, i governi locali dovrebbero adottare misure locali e inclusive: i leader urbani devono integrare la migrazione climatica nei loro piani di resilienza urbana.
È essenziale ridurre rapidamente le emissioni di gas serra per evitare che la migrazione climatica peggiori ulteriormente. Anche un piccolo aumento delle temperature globali potrebbe far crescere esponenzialmente il numero di migranti climatici.
Centrale sarà anche la scelta di come investire: le città devono ricevere finanziamenti adeguati per sviluppare infrastrutture resistenti al clima e sistemi di supporto per i migranti, migliorando allo stesso tempo la qualità della vita per tutti i residenti urbani.