Russia: 200 donne africane sfruttate in una fabbrica di droni
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Un’inchiesta di Associated Press rivela i retroscena del programma Alabuga Start
Centinaia di donne africane sfruttate in una fabbrica di droni in Russia
10 Ottobre 2024
Articolo di Redazione
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Un’indagine condotta da Associated Press (AP) analizzando le immagini satellitari di uno stabilimento in un’area della Russia definita Zona Economica Speciale di Alabuga, nella repubblica del Tatarstan, a circa mille chilometri a est di Mosca, ha svelato la presenza nella fabbrica di circa 200 donne di età compresa tra i 18 e i 22 anni provenienti da tutta l’Africa.

In base all’intervista a un gruppo di queste donne, l’AP ha scoperto che sono state reclutate insieme a studenti russi per l’assemblaggio di migliaia di droni d’attacco, progettati dall’Iran per essere usati nel conflitto con l’Ucraina.

L’indagine ha rintracciato centinaia di video relativi al programma di reclutamento online per riprendere i lavori rimasti da tempo interrotti nel complesso di Alabuga.

Le intervistate hanno dichiarato di essere state imbrogliate, avendo accettato la proposta di prendere parte ad un presunto programma di studio-lavoro in Russia, ritrovandosi invece forzate a lavorare poi per lunghe ore sotto costante sorveglianza, senza ricevere il promesso salario adeguato e l’accesso allo studio, e dovendo maneggiare sostanze chimiche caustiche che lasciano la loro pelle butterata e pruriginosa.

Il reclutamento – che ha interessato donne provenienti da vari paesi tra cui Uganda, Rwanda, Kenya, Sud Sudan, Sierra Leone e Nigeria -, è stato pensato per supplire alla carenza di manodopera locale a causa del conflitto in corso.

L’operazione, denominata Alabuga Start, secondo i dati raccolti, si va espandendo anche altrove, in Asia e in America Latina.

Che si tratti della produzione di droni è stato confermato da David Albright, ex ispettore delle armi delle Nazioni Unite e ora presso l’Institute for Science and International Security.

Secondo un operatore locale le lavoratrici straniere viaggiano in autobus dai loro alloggi alla fabbrica, superando numerosi controlli di sicurezza. Condividono dormitori e cucine e sono “sorvegliate 24 ore su 24”, come si legge sui social media di Alabuga.

Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, sottolineando che Mosca è parte dell’accordo delle Nazioni Unite riguardante la Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale, ha affermato che l’iniziativa russa “potrebbe potenzialmente contravvenire ai criteri del traffico illecito, se provato che il reclutamento è fraudolento e l’intento è lo sfruttamento delle persone”.

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