Nigeria: Greenpeace e ReCommon citati a giudizio da Eni
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Sono accusate di aver messo in piedi «una campagna d'odio» nei confronti dell'azienda
Nigeria: Greenpeace e ReCommon citati a giudizio da ENI
Le due organizzazioni denunciano da tempo l’attività del colosso dell’energia. Il paradosso, scrive ReCommon, è che «lottare contro la crisi climatica sta diventando sempre più pericoloso per chiunque provi a mettere in luce le responsabilità dell’industria dei combustibili fossili»
10 Ottobre 2024
Articolo di Redazione
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Alla fine è arrivato. Si tratta dell’atto di citazione in giudizio di Greenpeace e di ReCommon per presunta diffamazione nei confronti di ENI. Il colosso del gas e del petrolio si sarebbe mosso giudiziariamente perché, a suo dire, le due organizzazioni «avrebbero messo in piedi “una campagna d’odio” nei confronti dell’azienda», si legge nel comunicato di Greenpeace.

Le due organizzazioni «stigmatizzano l’attacco giudiziario di ENI come un tentativo per spostare l’attenzione dalla giusta causa da loro intentata contro l’azienda nel maggio 2023 ed ora pendente davanti alle Sezioni unite civili della Corte di Cassazione».

Azione intimidatoria

Un’iniziativa quello del cane a sei zampe che non ha certo spaventato le organizzazioni che hanno dichiarato che «nonostante questi tentativi intimidatori la nostra determinazione nel difendere il pianeta resta incrollabile. Non ci fermeranno, continueremo a smascherare verità scomode per le aziende come ENI, informando e mobilitando la cittadinanza su ciò che loro cercano di nascondere”, la difesa delle organizzazioni».

Il comunicato di ReCommon spiega bene che tipo di azione ha messo in campo ENI: cause analoghe alla sua «vengono denominate SLAPP (Strategic lawsuit against public participation, o cause strategiche contro la pubblica partecipazione). Si tratta di cause civili – conosciute anche come querele temerarie – che sebbene siano spesso basate su accuse infondate, sono intentate da grandi gruppi di potere per disincentivare la protesta pubblica, sottraendo tempo o risorse economiche alle parti chiamate in causa, impedendogli di continuare la loro azione di denuncia perché costrette a difendersi da accuse strumentali».

Il paradosso della lotta al cambiamento climatico

Il paradosso, continua l’organizzazione romana, è che «lottare contro la crisi climatica sta diventando sempre più pericoloso per chiunque – comunità scientifica, associazioni ambientaliste e singoli cittadini – provi a mettere in luce le responsabilità dell’industria dei combustibili fossili».

Da tempo ReCommon segue l’attività del colosso italiano dell’energia. Soprattutto in Africa. Nel 2021 l’ufficio legale di ENI aveva dato l’altolà a Sigfrido Ranucci, di Report, di intervistare Antonio Tricarico, esperto di ReCommon sulla storia del blocco petrolifero nigeriano Opl 245.  

Vicenda che ha portato alla condanna a 8 mesi dei due pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, accusati di non aver depositato atti favorevoli alle difese nel processo ENI/Shell-Nigeria che si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati.

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