Mozambico: in attesa dei risultati, le certezze degli sconfitti
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Spicca il risultato incredibile di Mondlane e il tracollo di Renamo
Mozambico: in attesa dei risultati, le certezze degli sconfitti
La macchina del partito-stato Frelimo è già al lavoro per non perdere. Sarebbe la prima volta in 50 anni
11 Ottobre 2024
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 5 minuti
Immagine dell'Agência de Informação de Moçambique

Sono ore spasmodiche quelle che si stanno vivendo in questi giorni in tutto il Mozambico. Come era facilmente prevedibile, la corsa per la presidenza della repubblica si è risolta in un duello fra Daniel Chapo (Frelimo) e Venâncio Mondlane (Podemos), con vari conteggi paralleli che indicherebbero la vittoria di quest’ultimo. Sarebbe la prima volta in quasi cinquant’anni per un rappresentante dell’opposizione.

Il partito-stato Frelimo, però, ha già dato prova di non voler cedere il potere a buon prezzo.

I noti meccanismi di brogli, sostituzione dei voti reali con quelli prefabbricati con l’aiuto di istituzioni che dovrebbero essere gli arbitri della contesa (soprattutto STAE, Segretariato tecnico dell’amministrazione elettorale), pratiche di corruzione nei confronti dei presidenti di seggio, improvvisi black-out a richiesta da parte della società statale EDM (Elettricità del Mozambico), al fine di permettere che tutte queste manovre possano svolgersi col favore delle tenebre, lontane da occhi indiscreti, stanno questa volta funzionando soltanto in parte.

I giovani di Potere al popolo, i veri sostenitori di Venâncio Mondlane, hanno infatti creato una rete di circa 50mila attivisti in tutto il paese, con l’obiettivo di controllare seggio per seggio, voto per voto, con tanto di foto, video e testimonianze dirette, che hanno dato luogo a un conteggio parallelo che vedrebbe proprio Mondlane profilarsi come prossimo presidente del Mozambico.

Se ciò dovesse essere confermato nelle prossime ore, il grande problema sarà come giungere alla dichiarazione formale della sua vittoria da parte di istituzioni che storicamente, a partire dalle ultime elezioni comunali dello scorso anno, hanno recitato un ruolo di grande parzialità, asservite ai desiderata del partito-stato. Insomma, per adesso il voto per la democrazia si è rivelato un flop.

Voto opaco, come previsto 

All’interno di un panorama ancora in movimento, vi sono tuttavia alcune certezze: in primo luogo quella relativa alla trasparenza elettorale, le cui carenze, però, questa volta sono state molto ben documentate e che sembrano aver prodotto evidenze incontrovertibili. In secondo luogo, il disastro delle opposizioni tradizionali, quelle, cioè, che fino a questa legislatura avevano rappresentanza parlamentare. A cominciare dalla Renamo, da sempre il secondo partito politico in Mozambico.

La Renamo riuscirà a eleggere un manipolo di deputati, sicuramernte perdendo i privilegi (a partire da quelli economici previsti dalle legge mozambicana per il leader del secondo partito più votato) di cui sino a questo momento il suo presidente, Ossufo Momade, godeva.

Il tracollo della Renamo era largamente prevedibile: dopo il successo nelle elezioni comunali dell’ottobre 2023, grazie anche alla figura di Venâncio Mondlane (poi espulso incomprensibilmente dal partito), che aveva vinto nel municipio di Maputo, salvo poi un ribaltamento del risultato elettorale coi soliti metodi poco trasparenti da parte della Commissione nazionale elettorale e del Consiglio Costituzionale, il già debole leader  Momade era entrato in panico.

Come egli stesso ha dichiarato durante la campagna elettorale appena terminata, alla base dei risultati delle amministrative c’era stato un negoziato fra lui e Nyusi, capo di stato e presidente del Frelimo, in cui avrebbero deciso dove la Renamo poteva essere dichiarata vincitrice e dove, invece, il Frelimo avrebbe continuato a governare, a dispetto dei risultati elettorali. In cambio, sembra, della garanzia, da parte del partito-stato, di mantenere la Renamo al secondo posto nelle elezioni politiche appena realizzate.

Il rifiuto della “democrazia negoziale”

Questo modello di “democrazia negoziale” è entrato in una crisi ormai definitiva: Mondlane e i giovani che lo sostengono non hanno la minima intenzione di negoziare alcunché col Frelimo, aprendo uno scenario inedito, in Mozambico: quello per cui chi ha più voti governa.

Una rivoluzione, questa, che ha colto di sorpresa la Renamo di Momade. Si sapeva, infatti, della debolezza di Momade come leader, tuttavia il crollo (anche se più contenuto) è stato registrato anche dalla lista della Renamo che dovrà accontentarsi del terzo posto in parlamento, dopo Frelimo e Podemos.

Gli scenari interni sono imprevedibili. È molto probabile l’uscita di Momade dalla testa del partito, ma bisognerà vedere che cosa vorranno fare gli altri leader storici, alcuni dei quali (per esempio Manuel de Araújo, attuale sindaco di Quelimane) ancora legati a Mondlane.

Ancora peggio è andata per Movimento democratico del Mozambico (MDM). Difficile dire se, oggi, riuscirà a eleggere deputati, visti i risultati pessimi registrati in tutto il paese. L’MDM sarà la quarta forza politica del Mozambico, e la sua stessa esistenza, dopo una lunga agonia culminata con la morte del suo leader e fondatore, Daviz Simango, appare a rischio.

Nonostante queste debacle da parte dei due principali partiti di opposizione, sia Momade che vari esponenti dell’MDM (il deputato Pelembe e la candidata al governo della provincia di Maputo, la giornalista e attivista Fátima Mimbire) hanno incentivato Mondlane ad andare avanti con fermezza verso la strada della trasparenza elettorale.

Proprio Mimbire, ammettendo i deludenti risultati dell’MDM e suoi personali, ha scritto un breve testo, che sta girando nelle reti sociali, intitolato “Dare a Cesare quel che è di Cesare”. Questa riflessione, in cui Mimbire appella affinché i risultati elettorali non siano alterati, sta diventando virale, costituendo il mantra dei sostenitori di Mondlane, sicuri di avere in tasca una storica e quasi miracolosa vittoria.

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