Un nuovo episodio di violenza conferma il clima di tensione politica e sociale che sta vivendo la Tanzania in vista delle elezioni locali di dicembre e di quelle nazionali del 2025.
Aisha Machano, segretaria dell’ala femminile di Chadema, il principale partito di opposizione, è stata rinvenuta ieri da alcuni motociclisti in una foresta a Kibiti, nell’est del paese.
La donna, denuncia Chadema, era stata rapita nell’omonima città da un gruppo di uomini non identificati e in seguito picchiata, ferita gravemente e abbandonata tra i rovi.
Machano è solo l’ultima vittima di una serie di sequestri, sparizioni e uccisioni di alti esponenti dell’opposizione negli ultimi mesi.
La mattina del 7 settembre il corpo senza vita di Mohamed Ali Kibao, 69enne membro del segretariato di Chadema, è stato rinvenuto alla periferia di Dar es Salaam con evidenti segni di tortura. Anche lui era stato prelevato a forza da uomini armati.
Un altro dirigente del partito, Dioniz Kipanya, è scomparso in modo simile il 26 luglio. Altri due giovani leader di Chadema e il loro accompagnatore sono stati catturati da uomini armati il 18 agosto e di loro da allora non si hanno più notizie.
Oppositori e attivisti per i diritti umani accusano gli apparati legati al partito-stato Chama Cha Mapinduzi (CCM) della presidente Samia Suluhu Hassan, di essere i mandanti.
Sarebbero 83 gli attivisti scomparsi negli ultimi sette mesi, secondo l’associazione nazionale degli avvocati tanzaniani (Tanganyika Law Society), mentre il segretario di Chadema, Freeman Mbowe, parla di oltre 200 vittime di sparizioni forzate dal 2022.
Centinaia anche gli arresti e le detenzioni di leader e sostenitori dell’opposizione che sfidano il divieto di raduni, pubblici e privati, imposto dalle autorità.
Ma le strette maglie di controllo, repressione e censura non si limitano solo ai dissidenti. Il 4 ottobre scorso ha fatto scalpore la decisione dell’autorità delle telecomunicazioni (Tanzania Communications Regulatory Authority – TCRA) di sospendere per 30 giorni la pubblicazione online di tre dei principali quotidiani del paese: Citizen, Mwananchi e Mwanaspoti.
Il “reato” commesso sarebbe stato quello d’aver pubblicato un video nel quale una donna molto somigliante alla presidente guardava in televisione il susseguirsi delle notizie degli innumerevoli casi di sparizioni di dissidenti verificatisi in Tanzania.