Una vita intera, per una persona media, non basta per produrre tante emissioni di carbonio quante ne producono i miliardari in soli 90 minuti. Lo si legge nell’ultimo rapporto di Oxfam, titolato Carbon Inequality Kills e che con un approccio di ricerca innovativo, evidenzia come le emissioni dei più ricchi alimentino disuguaglianze globali devastanti, minacciando intere popolazioni.
Partendo dall’analisi dei consumi di cinquanta miliardari, lo studio sottolinea che il loro stile di vita, tra voli privati, yacht di lusso, e investimenti altamente inquinanti, sta consumando le ultime risorse di carbonio del pianeta, accelerando la crisi climatica. Al punto che se tutti causassero emissioni pari all’1% più ricco della popolazione globale, questo si esaurirebbe in pochi mesi.
L’Africa subsahariana è in prima linea tra le regioni del mondo che ne pagheranno le conseguenze. Pur contribuendo attualmente in minima parte all’impatto globale, sta già affrontando un aumento esponenziale di fenomeni come siccità, carestie e inondazioni. Solo nel 2023, la crisi climatica ha lasciato 31,5 milioni di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare, soprattutto nei paesi del Corno d’Africa.
Non è solo un problema di malnutrizione, riguarda l’intera economia del continente, che si stima perderà entro il 2050 circa il 2,4% del Pil. A livello globale, si parla di 3mila miliardi di dollari di perdite economiche. Senza contare che le vittime causate dal caldo da qui a cent’anni, secondo quanto previsto, si registreranno nel 78% dei casi nei paesi a medio-basso reddito.
Non si tratta quindi solo di prevenire l’inquinamento, ma di imporre un cambio di passo nella tutela della giustizia sociale e dell’uguaglianza. E con un minimo sforzo, sarebbe possibile porre parzialmente rimedio. Chi ha condotto la ricerca sottolinea infatti che l’introduzione di una imposta permanente sugli investimenti più inquinanti condotti dall’1% della popolazione più ricca del pianeta frutterebbe fino a 100 miliardi di dollari l’anno.
Già lo scorso settembre, Greenpeace Africa e altre organizzazioni avevano lanciato un appello ai negoziatori africani che parteciperanno alla COP29, dall’11 novembre a Baku, in Azerbaigian, per premere affinché i maggiori responsabili della crisi ambientale mettano a disposizione più fondi.
Questo però attraversamento il superamento il modello delle compensazioni e dei crediti di carbonio, che si sta rivelando sempre più inefficace e che infatti non è ritenuto dai firmatari dell’appello come parte dei possibili finanziamenti in materia. (AB)