Partigiani della pace è un termine che si diffonde negli anni Cinquanta del secolo scorso, legato a un appello mondiale contro la bomba atomica, lanciato dal pittore Picasso, che ci regalò quell’intramontabile simbolo che è la sua colomba. Un termine che ancora oggi cammina sulle gambe di chi continua, imperterrito, a parlar di pace e disarmo, di popoli e diseguaglianze, di percorsi verso mondi altri possibili. Questo libro raccoglie, attraverso delle interviste, alcune voci di queste persone.
La voce di Moni Ovadia ad esempio, che ci allerta sul pericolo di concedere cittadinanza ai linguaggi d’odio. Perché anche le parole vanno disarmate in questo tempo di guerra e fazioni, in cui gli Usa e Israele sono fra i maggiori commercianti di armi.
Quella del missionario comboniano Alex Zanotelli, che denuncia la vendita delle armi da parte dell’Italia e rilancia la storica campagna di pressione sulle banche armate; quella di Vittorio Agnoletto che aggiunge la subalternità della classe politica rispetto alcune lobby e ricorda come vie radicali come quella del disarmo in realtà sono le uniche possibili per la sopravvivenza dell’umanità intera.
È passato diverso tempo da quel 1950 che vide nascere l’appello di Stoccolma contro la bomba atomica, da allora non sono più esistiti movimenti per la pace così grandi. Si è quasi scordato oramai che il diritto alla pace è un diritto umano fondamentale, le campagne si firmano via internet e poi in piazza si è sempre le solite persone. Ripartire dall’azione per la pace è uno dei proponimenti di questo libro.