Il Consiglio di sicurezza ha rinnovato per un altro anno, fino al 31 ottobre 2025, la missione dei caschi blu nel Sahara Occidentale (MINURSO) il cui mandato scadeva alla fine di ottobre. La decisione era scontata, dato che il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres l’aveva raccomandata al termine del suo Rapporto al Consiglio di sicurezza del 1° ottobre.
L’incognita riguardava piuttosto i termini della Risoluzione che interviene dopo due importanti eventi. Il primo è l’adesione che il presidente francese Macron ha formalmente dato, il 30 settembre in una lettera indirizzata al re Mohammed VI, al piano di autonomia proposto nel 2007 dal Marocco come sola base credibile per la soluzione del conflitto, e riproposta nella sua recentissima visita in Marocco, dal 28 al 30 ottobre.
Il secondo fatto sono state le proposte dell’inviato personale del segretario generale dell’Onu, il diplomatico italo-svedese Staffan de Mistura, formulate in una consultazione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza lo scorso 17 ottobre, con due opzioni: o la spartizione del Sahara Occidentale secondo l’accordo del novembre 1975 tra Marocco e Mauritania, che allora rivendicava anch’essa la colonia spagnola, o il piano di autonomia proposto nel 2007 dal Marocco che de Mistura chiede ora di dettagliare per poter essere oggetto di discussione. Sia il Marocco che il Fronte Polisario, che si batte per l’indipendenza del paese, hanno respinto le ipotesi avanzate da de Mistura.
Il testo della Risoluzione
La Risoluzione del Consiglio di sicurezza non ha fatto proprie né le parole di Macron, né le proposte di de Mistura, ma è una volta di più sbilanciata verso le tesi del Marocco. Si parla di autodeterminazione ma non di referendum, parola scomparsa dalle risoluzioni del Consiglio dalla fine del 2001 se non per menzionare la Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO). Si elogiano invece unicamente gli sforzi «seri e credibili» del Marocco per giungere a una soluzione.
Non potendo smentire del tutto i principi dell’Onu, per l’ennesima volta il Consiglio fa prova di ambiguità, da una parte «sottolinea la necessità di raggiungere una soluzione politica realistica, praticabile, duratura e reciprocamente accettabile alla questione del Sahara Occidentale basata sul compromesso», concetto quest’ultimo costantemente ribadito da due decenni, dall’altra pretende che questo compromesso sia concluso «nel contesto di accordi coerenti con i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite».
Poiché il Sahara Occidentale è iscritto tra i territori non autonomi e ha diritto dunque all’autodeterminazione non si capisce come ciò possa avvenire senza un referendum di autodeterminazione. Il compromesso che il Consiglio chiede ai sahrawi è dunque quello di rinunciare a un referendum libero e sottostare alla sola alternativa all’occupazione che il Marocco è disposto a mettere ai voti: l’autonomia. Con queste premesse non si capisce come possa essere risolta la questione.
La Risoluzione è stata approvata con 12 voti a favore, 2 astenuti (Russia e Mozambico) e con l’Algeria che non ha partecipato al voto. Il terzo paese africano presente nel Consiglio, la Sierra Leone, ha votato a favore della risoluzione e ha apertamente sostenuto il piano di autonomia marocchino. L’Algeria che da quest’anno fa parte del Consiglio di sicurezza aveva avanzato due emendamenti riguardanti i diritti umani. Il primo chiedeva l’accesso dell’OHCHR (Ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani) ai territori occupati dal Marocco come richiesto dal Segretario generale nel suo Rapporto visto che da 9 anni Rabat ne impedisce l’ingresso.
Il secondo riguarda l’estensione dei compiti della MINURSO alla sorveglianza sui diritti umani, poiché è rimasta l’unica missione dei caschi blu nel mondo ad esserne priva. Nessuno dei 15 membri del Consiglio ha osato votare contro ma le massicce astensioni hanno prevalso sui voti favorevoli. Sia la Russia che l’Algeria hanno attaccato gli Stati Uniti, nella loro funzione di delegati a redigere la bozza di risoluzione, per la mancanza di volontà di trovare un consenso più ampio.
Le reazioni del Fronte Polisario
Il Fronte Polisario ha reagito in maniera decisamente negativa e, pur evidenziando alcuni aspetti positivi, respinge qualunque ipotesi di soluzione del conflitto al di fuori del piano di pace formulato unanimemente nel 1991 dal Consiglio di sicurezza, sulla base di un accordo tra il Marocco e il Polisario e che prevedeva un referendum di autodeterminazione. Nel frattempo il Polisario continuerà la lotta armata ripresa dopo che il Marocco aveva rotto nel novembre 2020 il cessate il fuoco che durava dal 1991. Il Polisario richiama gli stati membri dell’Onu e particolarmente quelli europei a tener conto della recente sentenza della Corte di giustizia dell’UE che ha bocciato gli accordi col Marocco in tema di pesca e agricoltura perché conclusi in violazione del diritto del popolo sahrawi all’autodeterminazione e alla sovranità sulle sue risorse naturali.
Alla luce di tutto questo appare evidente che la risoluzione dell’Onu non sarà in grado di portare ad una soluzione del conflitto che dura ormai da 49 anni, come ha pure sottolineato il Mozambico giustificando la sua astensione. Rimane la grave situazione umanitaria nei campi profughi in Algeria. Ancora più grave appare poi la situazione della minoranza sahrawi nel Sahara Occidentale sotto occupazione marocchina, di cui la comunità internazionale degli Stati e i media mainstreaming non parlano praticamente più.