Difficile non sentirla, l’Adrenalina, quando si parla con Senhit, al secolo Senhit Zadik Zadik. Il titolo di uno dei brani più celebri della cantante italo-eritrea, cresciuta a Bologna, riassume l’energia vulcanica e l’entusiasmo che trasmette mentre parla del proprio lavoro. Dalla passione per la musica e per il teatro, sviluppata fin da piccola, ai musical, fino alle partecipazioni all’Eurovision attraverso San Marino nel 2011, 2020 e 2021, la sua carriera musicale l’ha portata in giro per il mondo, a stretto contatto con alcune delle più nomi più noti nel panorama musicale globale, come Flo Rida, Steve Aoki e Benny Benassi.
Dall’11 ottobre è disponibile il suo ultimo album Dangerous, nel quale si incrociano i diversi elementi che hanno finora costellato la sua carriera, tra cui musica pop, elettronica e sonorità eritree. A Nigrizia racconta i retroscena del suo percorso artistico e qualche sogno ancora nel cassetto.
La tua carriera è iniziata nel mondo del musical, in Germania e Svizzera. Considerando che sei nata e cresciuta a Bologna da genitori eritrei, come sei arrivata a lavorare all’estero all’estero?
I miei genitori sono sempre stati molto rigidi riguardo al futuro dei figli. Volevano che studiassimo e avessimo una carriera stabile. Fortunatamente, mia madre era più aperta rispetto a mio padre, che era sempre protettivo e ansioso. Un giorno, mentre eravamo in vacanza a Milano Marittima, abbiamo letto su un giornale di un’audizione per uno spettacolo di Massimo Ranieri. Ero già diplomata e iscritta all’università, così mia madre mi ha incoraggiata a partecipare, disposta a tenere il segreto con papà. Così ho provato, sono stata presa, e da lì tutto è iniziato.
Quel mondo, che all’inizio sembrava un gioco, è diventato la mia carriera. Dopo lo spettacolo con Massimo Ranieri, ho iniziato a farmi conoscere nell’ambiente del musical, un settore dove tutti si conoscono. La Disney mi ha contattata per un’audizione in Germania e ho ottenuto il ruolo principale in The Lion King, che ha spalancato le porte a molte altre opportunità. Tornata in Italia, ho lavorato in spettacoli come Rent con Nicoletta Mantovani e in altri progetti teatrali, fino ad approdare alla Panini, che voleva espandersi nella musica. Così sono diventata la loro “prima figurina musicale”.
Ti sei lanciata poi nella musica pop. Era un tuo sogno sin dall’inizio?
Assolutamente sì. Sin da piccola, tra le feste di famiglia e le recite, ho sempre amato esibirmi. In casa si respirava musica: mia madre cantava, mio fratello ha un orecchio musicale incredibile, e io sono stata quella che ha deciso di trasformare questa passione in una carriera. L’arte è sempre stata una costante nella mia vita: all’università studiavo letteratura e filosofia con l’idea di laurearmi in teatro. Oggi sono completamente immersa nella discografia pop, ma non escludo di tornare al teatro o magari provare il cinema.
L’11 ottobre è uscito il tuo album, Dangerous. Lo hai definito il tuo nuovo album come un ponte tra passato e futuro.
Nell’album ci sono brani del passato, come la stessa Adrenalina e Breathe (collaborazione con Benny Benassi), accanto a pezzi nuovi come Dangerous, che rappresentano il mio futuro. È una sintesi del percorso che ho fatto finora e di ciò che mi aspetta. È stato emozionante lavorare su questo progetto, soprattutto perché oggi è raro pubblicare un album completo. Volevo lasciare qualcosa di tangibile ai miei fan, che mi supportano da anni.
Nel tuo ultimo album, oltre alle tue origini italo-eritree, emerge una forte contaminazione di generi. Come riesci a mescolare tutte queste influenze?
La mia musica riflette il mio carattere eclettico e curioso. In questo album ho cercato di racchiudere tutte le mie anime, mescolando pop, suoni africani e riferimenti alla cultura eritrea. Alcuni brani, come Adrenalina e Try to Love You, contengono elementi che richiamano le mie radici. Mi piace creare musica accessibile, ma senza scendere a compromessi sulla qualità. Voglio che il pubblico rimanga sorpreso, spaziando tra generi diversi.
Non amo le etichette, né nella vita né nella musica, e credo che questa filosofia si rifletta nei miei brani. Cerco sempre di trasmettere energia, determinazione e voglia di vivere attraverso la mia musica. Non ho mai voluto farmi portavoce di messaggi troppo complessi, mi piace ricordare che la vita va vissuta intensamente, anche con leggerezza, che per me non significa superficialità. I miei brani parlano di amore, amicizia, libertà, ma sempre con un approccio gioioso e coinvolgente.
Tra le tante collaborazioni della tua carriera, quale ha lasciato il segno?
Indubbiamente la collaborazione con Flo Rida per Adrenalina, il brano che ho portato all’Eurovision 2021, è stata una delle più significative. Durante il Covid, abbiamo avuto un anno per perfezionare il pezzo. È stato un grande lavoro di squadra e l’idea di aggiungere una parte rap è stata geniale. Flo Rida ha risposto subito con entusiasmo. È una persona umilissima con cui c’è stata fin da subito una bellissima alchimia. E soprattutto è stato l’ariete che ha aperto la strada a tante altre collaborazioni importanti, come quelle con Benny Benassi e Steve Aoki.
Nuovi progetti in vista per il futuro, dopo quest’album?
Per adesso di sicuro il tour, che sto facendo sempre grazie a Eurovision. Per la prima volta, si è deciso di esportare il format di questo spettacolo. Abbiamo cominciato con l’Europa, a Madrid lo scorso 25 ottobre, ma in questi giorni siamo in Australia, a Sydney. Ci sarà una pausa natalizia e poi torneremo in Europa, a gennaio, ad Amsterdam. Poi, se avessi la bacchetta magica, dovendo proprio esprimere un desiderio, mi piacerebbe riuscire a fare un Sanremo, questo sì. Sarebbe un modo di chiudere un cerchio perlomeno con il mio paese di nascita. Giro sempre per il mondo, ma Bologna rimane la mia Itaca.