Per nulla rassicuranti le notizie che arrivano dalla capitale del Sud Sudan, Juba, dove ieri sera l’esercito ha innescato un intenso scontro a fuoco con uomini dell’apparato di sicurezza del potente ex capo dei servizi segreti.
La sparatoria, riferisce il Sudan War Monitor (SWM), è scoppiata quando un’unità pesantemente armata delle Forze di difesa popolare del Sud Sudan (SSPDF) che viaggiava su sette pick-up, si è mossa per arrestare il generale Akol Koor Kuc, alla guida dell’intelligence dall’indipendenza del paese nel 2011 e improvvisamente licenziato dal presidente Salva Kiir lo scorso 2 ottobre.
Le SSPDF hanno circondato la residenza di Akol Koor, posto agli arresti domiciliari dopo la sua destituzione, ingaggiando uno scontro a fuoco con le sue guardie del corpo ed elementi lealisti della guardia presidenziale d’élite del Battaglione Tigre.
Akol Koor è stato uno stretto alleato del presidente Kiir, entrambi di etnia dinka e originari dello stato di Warrap.
Ha guidato il famigerato l’Internal Security Bureau (ISB) del National Security Service (NSS) per 13 anni, fino a quando si è scontrato con il presidente all’inizio di quest’anno. “Nonostante la sua rimozione dall’incarico – riporta il SWM – continua a godere del sostegno di vari servizi di sicurezza”.
Il licenziamento di Akol Koor – cui è seguito due settimane dopo quello del suo vice, tenente generale Louis Natale Fingi – riflette una lotta di potere ai massimi livelli del governo, aggravata da un’evidente frammentazione dell’apparato di sicurezza.
Le tensioni e i malumori all’interno delle forze armate derivano anche dal fatto che i soldati (così come i dipendenti pubblici) non ricevono gli stipendi da più di un anno, cosa che non è avvenuta con i membri dell’intelligence e della guardia presidenziale.
Almeno fino al mese scorso, quando loro compensi sono stati bruscamente interrotti dopo il licenziamento di Akol Koor e del comandante della guardia presidenziale, generale Bol Wek.
In un atteggiamento apparentemente schizofrenico, Salva Kiir rimescola frequentemente il suo gabinetto e i vertici di settori strategici dello stato, licenziando, riassegnando o riconfermando stretti collaboratori.
Anche lo stesso Akol Koor era stato da lui nominato governatore dello stato di Warrap dopo la sua destituzione dal NSS, nomina prontamente revocata solo pochi giorni dopo.
“Le ultime mosse di Kiir – scrive ancora il SWM -, licenziare alleati molto stretti e fidati da tempo come Akol Koor e Bol Wek, suggeriscono un nuovo attacco di paranoia”.
Mosse pericolose per la già fragile stabilità del paese, in particolare dopo l’ennesimo rinvio, annunciato a settembre dal presidente, delle elezioni, le prime dall’indipendenza, ora fissate a dicembre 2026.