Un’ulteriore interruzione dell’energia elettrica dovuta a un guasto del sistema, ha fatto piombare nel buio lo scorso 23 novembre lo Zambia e lo Zimbabwe.
L’elettricità, secondo le dichiarazioni sia della Zesco, l’azienda statale zambiana per l’energia elettrica, che della Zimbabwe Power Corporation è stata ora ripristinata.
Come noto, la prolungata siccità nei paesi dell’Africa australe ha provocato anche una grave riduzione delle riserve idriche nei principali bacini di raccolta della regione.
In particolare una perdurante e crescente scarsità d’acqua nell’immenso bacino creato dalla diga del lago Kariba sul fiume Zambesi, causato da mesi ripetute interruzioni di corrente in entrambi i paesi.
La diga era stata costruita tra il 1955 e il 1959, quando ancora lo Zambia e lo Zimbabwe erano sotto il dominio coloniale britannico. Ad inaugurarla ufficialmente nel 1960 era intervenuta di persona Elisabetta, la regina madre. Dozzine di operai persero la vita durante la costruzione.
Dopo aver coperto per 65 anni le esigenze idriche e avere prodotto energia elettrica per buona parte dei due paesi, favorendo anche l’economia della regione attraverso l’industria della pesca nel lago artificiale venutosi a creare, secondo alcuni esperti la diga potrebbe rischiare ora la chiusura.
Il bacino, infatti, e il lago che aveva raggiunto circa 180 km di lunghezza e aveva provocato a suo tempo lo sfollamento di 57mila persone, si sta riducendo in modo molto grave a partire dall’inizio dell’anno, per effetto di El Niño che ha provocato la più grave siccità da un secolo ad oggi nei paesi dell’Africa australe.
Le conseguenze immediate sono da un lato la drastica riduzione del pescato e dall’altro un razionamento dell’acqua, con interruzioni di corrente elettrica fino a 21 ore al giorno in Zambia, sulla sponda settentrionale del lago, e a 17 ore in Zimbabwe, nella parte meridionale della diga.
Il deteriorarsi del clima che ha provocato il rialzo della temperatura ha contribuito in modo notevole a quanto sta accadendo.
Le già deboli economie del paese subiscono così gli effetti più gravi, considerato che lo Zambia si stava già gradualmente riprendendo dal processo di ristrutturazione del debito, mentre lo Zimbabwe sta tuttora attraversando un’inflazione cronica.
La siccità ha prodotto anche una grande riduzione dei raccolti, e gran parte dell’Africa meridionale è a rischio di carestia e di fame. Secondo l’UNICEF oltre 50mila bambini zambiani sotto i cinque anni rischiano di cadere in un generale stato di malnutrizione.
Lo Zambia sta inoltre combattendo un’epidemia di colera con oltre 20mila casi finora segnalati, poiché l’accesso all’acqua è diventato sempre più scarso.
Emergenza idrica, energetica e alimentare, insomma, si vanno aggravando, provocando condizioni di vita sempre più critiche per milioni di persone. La speranza, secondo le dichiarazioni del governo di Lusaka, è che – come sembra – il periodo di piogge tra novembre e aprile sia così abbondante da tornare a riempire la diga.