Nulla sembra suggerire che la drammatica situazione di Haiti vada verso un miglioramento. La violenza e gli scontri tra le forze governative coadiuvate dalle unità di polizia giunte dal Kenya e le bande che imperversano nella capitale e in altre aree del paese non presentano alcuna prospettiva di pacificazione.
Il Consiglio presidenziale di transizione composto di nove persone, formatosi lo scorso aprile, vedrà scadere il suo mandato nel 2026, quando è previsto che dovrebbero tenersi nuove elezioni.
Lo stesso Consiglio provvisorio, peraltro, è stato accusato da più parti di corruzione e dispute interne, e fortemente criticato per aver deposto il primo ministro Garry Conille, in carica dal 3 giugno.
I segni di deterioramento della situazione non fanno che aumentare.
Stranieri in fuga
Ieri le Nazioni Unite hanno ordinato l’evacuazione di buona parte del personale dalla capitale Port-au-Prince, da dove è iniziata una fuga in massa di decine di migliaia di persone.
Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’ONU ha parlato di una temporanea riduzione della presenza nella capitale, garantendo che «i fondamentali programmi umanitari a Port-au-Prince e il sostegno al popolo e alle autorità haitiani continuano».
Tra l’altro, il principale aeroporto internazionale della capitale è stato chiuso nuovamente nelle ultime settimane a causa di alcuni voli commerciali colpiti da colpi di arma da fuoco durante l’atterraggio o il decollo.
Da notare inoltre che la maggior parte delle ambasciate straniere sono ora chiuse o ridotte a un gruppo ristretto di funzionari addetti alla sicurezza.
Anche Medici senza Frontiere ha annunciato la sospensione delle sue attività a Port-au-Prince, accusando la polizia di prendere di mira il suo personale e i suoi pazienti.
Attaccata la roccaforte di Barbecue
Nel frattempo la Missione multinazionale di sostegno alla sicurezza ad Haiti, che include 430 soldati kenyani, ha affermato di aver lanciato un’operazione nella capitale contro una delle bande più attive controllata dall’ex poliziotto Jimmy Chérizier, noto come “Barbecue”, il quale è apparso poi su vari social media per dire di aver “represso” l’attacco ed è comunque tuttora latitante.
Disastro umanitario
In base ai dati delle Nazioni Unite, nell’anno in corso sono rimaste uccise ad Haiti oltre 4.900 persone.
Al tempo stesso in una nota Gregoire Goodstein, capo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ad Haiti, fa sapere che solo nelle ultime due settimane 41mila persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case.
Sempre secondo l’OIM sono oltre 700mila le persone sfollate ad Haiti a causa del conflitto.
Da sottolineare, infine, che secondo l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, dalle bande è stato reclutato per combattere un numero senza precedenti di bambini, con un incremento del 70% rispetto al 2023.
No all’invio di una missione di peacekeeping
Il governo haitiano, col sostegno degli USA, ha chiesto Consiglio di sicurezza dell’ONU di autorizzare un’operazione di mantenimento della pace da inviare ad Haiti, visto che la Missione multinazionale guidata dal Kenya rimane molto al di sotto delle 2.500 unità originariamente previste per la missione e con finanziamenti insufficienti.
Una richiesta cui si sono opposte Russia e Cina, sostenendo che andrebbe invece rafforzata la polizia haitiana.
Alla drammatica situazione in Haiti Nigrizia ha dedicato il dossier di giugno.