L’accusa è pesante: minaccia contro l’integrità nazionale che, secondo l’articolo 87 bis del codice penale algerino, equivale a un atto di terrorismo e può comportare la condanna all’ergastolo.
Boualem Sansal, 75 anni, scrittore algerino (solo da pochi mesi ha acquisito anche la cittadinanza francese) il 16 novembre si è trovato a vivere nell’atmosfera assurdamente irreale del suo romanzo, 2084. La fine del mondo, che nel 2015 gli era valso il “grand prix du roman de l’Académie française”.
Poco dopo il suo arrivo all’aeroporto di Algeri, la sua auto è stata fermata da agenti dei servizi segreti e di lui si sono perse le tracce. Fino al 26 novembre, quando è comparso davanti al tribunale di Dar El Beida dove è stato emesso un mandato di carcerazione, ma a causa delle sue condizioni di salute è stato trasferito all’ospedale Mustapha-Pacha.
«Se ci deve essere un’inchiesta, questo non giustifica il prolungamento della detenzione» ha dichiarato l’avvocato François Zimeray incaricato dal suo editore Gallimard «la privazione della libertà di un intellettuale a causa dei suoi scritti è un atto grave».
Da sempre voce critica contro il governo, Boualem Sansal, una laurea in Ingegneria, ha perso nel 2003 il posto di direttore generale al ministero dell’Industria dopo la pubblicazione di Dis-moi le paradis in cui critica apertamente la corruzione presente a tutti i livelli nel paese e attacca gli islamisti.
Nei successivi racconti e saggi ha continuato a denunciare il potere militare-religioso algerino, il fondamentalismo islamico, il ventennale mandato (1999-2019) del presidente Abdelaziz Bouteflika, l’arabizzazione nell’insegnamento a danno delle minoranze berbere.
Pur non essendo noti i motivi esatti del suo arresto e detenzione, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è probabilmente l’intervista rilasciata alla rivista di estrema destra Frontières (di cui fa parte del comitato di esperti) in cui spiega che il Marocco non è stato colonizzato «perché è un grande stato» e che «quando la Francia colonizza l’Algeria e si stabilisce come protettorato in Marocco decide arbitrariamente di includere l’est del Marocco all’Algeria».
E si spinge fino a dichiarare che il regime algerino ha inventato il Polisario per destabilizzare il Marocco. Temi caldi soprattutto dopo che lo scorso 30 luglio la Francia ha riconosciuto la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale provocando l’ira di Algeri, che da 50 anni sostiene il popolo sahrawi, e in segno di protesta ha congelato i rapporti con Parigi.
In risposta alle tante voci che si sono levate per chiedere la liberazione immediata di Boualem Sansal – premi Nobel come Jean-Marie Le Clézio, Orhan Pamuk, Annie Ernaux e intellettuali famosi come Salman Rushdie e Roberto Saviano – l’agenzia di stampa ufficiale algerina APS ha attaccato lo scrittore definendolo uno “pseudo intellettuale venerato dall’estrema destra francese” e un “fantoccio del revisionismo antialgerino”.
La relazione di Sansal con il suo paese che, malgrado intimidazioni e censure, non aveva mai lasciato continuando a vivere a Boumerdès (45 chilometri a est di Algeri) negli ultimi tempi si è fortemente incrinata. «Voleva trasferirsi in Francia» ha dichiarato il suo amico Xavier Driencourt, ex ambasciatore francese ad Algeri «trovava che in Algeria l’aria era diventata irrespirabile».