È iniziato il 1° dicembre il tour nelle sale cinematografiche di Ormai. Viaggio al lago, di Emmanuelle Demoris, seconda parte di una trilogia (A domani, Ormai, Verso l’isola) intorno al lago di Bolsena (cento chilometri a nord di Roma), un territorio stratificato e attraversato nel tempo da molteplici confini, da quelli antichi dei domini papali o farnesiani ai confini odierni delineati in un centro di accoglienza per migranti.
Realizzati nell’arco di due anni, i tre film nascono dall’incontro della regista con alcuni abitanti del paese di Bolsena impegnati nella celebrazione della festa di Santa Cristina e con un gruppo di migranti africani appena arrivati dal viaggio attraverso la Libia e il Mar Mediterraneo.
Due gruppi che si fanno coro e sguardo di un percorso nel tempo e nello spazio che nella terza parte si conclude sull’isola Bisentina, cuore misterioso al centro del lago.
Un lungo viaggio in un piccolo angolo dell’Europa dove ogni anno la tradizione si reinventa e dove la storia si tesse intrecciando molteplici racconti e vissuti. Non un semplice film su un territorio ma un processo narrativo che in un tempo dilatato progredisce seguendo le stagioni e l’andirivieni tra i luoghi e i racconti paralleli e discontinui che si strutturano in una narrazione complessa ma estremamente fluida.
In questo continuo avanti e indietro tra micro e macro avvenimenti, tra il qui di Bolsena e l’altrove (il fuori campo geografico dell’Africa e quello storico del Rinascimento evocato da Maria Pace) si struttura un possibile racconto geopolitico-poetico contemporaneo di un territorio stretto tra la tradizione locale e l’iper mondializzazione.
Una pratica filmica immersiva che sceglie un approccio non interventista né direttivo ma che al contrario accompagna le persone filmate, svelando come un territorio possa diventare comune e come il sentimento di abitare un luogo nasca dall’intreccio tra la propria storia personale e la Storia di quel luogo.
In Oramai il territorio diventa politico attraverso l’eco del viaggio di Franck, che qui ricopre il triplice ruolo di attore, fonico e fotografo, e dei suoi compagni del centro.
Un viaggio attraversato dalle violenze subite in Libia, autorizzate da frontiere che l’Italia e l’Europa hanno delegato ad altri. La regista e Franck, si sono interrogati a lungo su come raccontare la violenza del viaggio.
Insieme a Judith, Serge e Marc Henri, attori professionisti qui nel ruolo di fonici e assistenti, hanno scelto la mediazione del linguaggio teatrale che vorrebbe, anche attraverso il riso, esorcizzare il trauma. Trauma che inesorabilmente torna a galla quando un ragazzo del centro muore annegato nel lago.
In questo racconto corale, il ruolo di Franck, rimane centrale ed intenso. Mostrando le foto che ha scattato in un esercizio di fotografia del paesaggio, Franck rivendica la libertà di fotografare il cielo, che non è proprietà di nessuno ma appartiene a tutti. Ed è sua la suggestione della locandina del film che rimanda all’idea che siamo “tutti nella stessa barca”. Attraverso le storie di Maria Pace, Franck, Moreno, Saul e i loro compagni scopriamo una profonda e inarrestabile libertà di pensiero, su sé stessi e sul mondo.
Ormai. Viaggio al lago nella sua apparentemente semplicità rivendica la scelta di uno sguardo lento e profondo coraggiosamente controcorrente rispetto al ritmo veloce della narrazione contemporanea ma anche alla presenza dilagante, in un certo cinema del reale, di materiali d’archivio, non sempre organici al racconto.
Il film è distribuito da Okta Film. Qui il calendario con le prime date del tour nei cinema.