La massima onorificenza cittadina, l’Ambrogino d’oro, a una squadra di calcio popolare composta da persone migranti e richiedenti asilo. È questo ciò che accadrà il prossimo 7 dicembre, quando la Sant Ambroeus FC riceverà il prestigioso riconoscimento che affermerà il valore di questo progetto calcistico che ha lo scopo di integrare.
Un progetto nato nel 2018, quello della squadra di calcio popolare Sant Ambroues. Sorto dalla fusione di diverse realtà cittadine e di quartiere, Corelli Boys, Thomas Sankara FC e Black Panthers e oggi composto da tre squadre maschili e una femminile, iscritte a campionati diversi, più o meno professionali.
Dopo varie esperienze nei campionati UISP e in tanti tornei extra-federali, nel 2018 la squadra popolare ha fatto il grande salto arrivando alla terza categoria FIGC. D’altra parte i numeri raccontano che, in solo sei anni, le persone tesserate dalla società sono state ben 520.
Oltre 500 uomini e donne provenienti da più di 20 nazioni e quattro continenti diversi. Dal Gambia al Marocco, dal Perù a El Salvador, dall’Iran all’Ucraina, il pallone è passato tra nazionalità ed esperienze diverse. Lo ha fatto anche sugli spalti, dove si è formato un fan club, la tifoseria dell’Armata Pirata, che mette insieme attorno alle squadre le comunità e l’impegno sociale.
Infatti sono state proprio le comunità che, incontrandosi e conoscendosi, hanno iniziato a portare avanti diversi progetti, come quello sull’emergenza freddo chiamata “Se sta mai coi mani in man”, un aiuto concreto per chi dorme per strada nella stagione invernale. Oppure il progetto di “azionariato popolare” che ha messo insieme circa 300 persone, per dar risposte comunitarie e non solo.
«Milano, e purtroppo in generale l’Italia, da molto tempo hanno smesso di essere un posto accogliente – ha commentato Carlo Cassinis, responsabile del tesseramento del St. Ambroeus FC –, quando invece queste persone avrebbero solo voglia di integrarsi. Ci sono ragazzi e ragazze che hanno vissuto esperienze tremende, che noi non possiamo nemmeno immaginare, e vederli premiati quindi è una soddisfazione doppia. Per il nostro progetto, ma anche per quel che può significare per ciascuno di loro».