Accodandosi allo Zambia nel 2020 e al Ghana nel 2022, l’Etiopia, che qualche tempo fa sembrava trasformarsi nel miracolo economico del Corno d’Africa, nel 2023 è entrata in default. Insolvenza nel ripagare gli interessi sul debito estero – che ha raggiunto i 28,9 miliardi di dollari a marzo – e ininterrotto processo inflazionistico hanno provocato un progressivo aumento della povertà per milioni di famiglie.
Aprendo l’economia nazionale alla presenza straniera, ora il parlamento di Addis Abeba ha ratificato una legge che consentirà alle banche estere di stabilirsi nel paese entrando nel mercato in vari modi, tra cui l’apertura di filiali e uffici di rappresentanza, e la possibilità di acquisizione di azioni in banche locali.
La legge, che molti hanno definito storica, pone in atto l’agenda politica che già tre anni or sono il Consiglio dei ministri presieduto da Abiy Ahmed aveva inteso adottare su proposta della Banca nazionale, al fine di liberalizzare il settore finanziario per attrarre maggiori investimenti esteri.
La legge è stata sancita dopo che lo scorso giugno lo stesso Consiglio dei ministri aveva sottoscritto una bozza della normativa bancaria e l’aveva inoltrata alla Camera dei rappresentanti del popolo per l’approvazione finale.
La legge include numerose norme finalizzate a salvaguardare gli interessi delle 26 banche locali, sulle quali troneggia la Commercial Bank of Ethiopia, di proprietà statale.
La prima è che la partecipazione azionaria di cittadini stranieri in una banca locale non potrà superare il 49% delle azioni sottoscritte, mentre il restante 51% dovrà essere mantenuto sotto proprietà etiopica per garantire il controllo locale delle istituzioni finanziarie.
La normativa richiede inoltre l’inclusione di funzionari etiopici nei consigli di amministrazione delle banche, così da garantire la rappresentanza e la supervisione locale.
La ratifica della legge segna la fine di decenni di esclusività per le istituzioni finanziarie locali e apre la strada alla concorrenza e all’innovazione di attori stranieri.
Alcuni parlamentari, tuttavia, hanno manifestato la propria preoccupazione di fronte al rischio che le risorse finanziarie delle banche straniere, molto più solide di quelle etiopiche, potrebbero mettere in crisi le piccole banche locali che potrebbero trovarsi svantaggiate e in condizione di diseguaglianza nelle attività bancarie.