Nel panorama sempre più complesso dei conflitti contemporanei, è un protagonista silenzioso e apparentemente invisibile che sta riscrivendo le regole del combattimento. I droni sono velivoli senza pilota, un tempo confinati alla fantascienza mentre oggi rappresentano uno degli strumenti più potenti e versatili nelle mani delle forze armate, facilitando la sorveglianza, gli attacchi e la logistica.
Molto utilizzati in Somalia
In Africa il drone è stato utilizzato in molti scenari di conflitto. Forse la Somalia è il paese dove è stato usato con più frequenza, soprattutto dagli Stati Uniti. I militari a stelle e a strisce li facevano partire dal Niger o dalle basi militari di Gibuti, come il Camp Lemonnier. L’obiettivo principale è il gruppo terroristico Al-Shabaab, affiliato ad Al-Qaida.
e nel Sahel
Impiegati massicciamente anche nel Sahel dove operano gruppi come Boko haram e affiliati all’Isis. In questo caso hanno fornito (forniscono) immagini aeree in tempo reale, consentendo ai governi di monitorare i militanti e proteggere le aree strategiche.
A pubblicare un rapporto approfondito, durato anni, sulla presenza dei droni nel continente è stato Military Africa, una piattaforma specializzata nell’informazione e nell’analisi delle questioni militari, di difesa e di sicurezza nel continente africano. Si è basata su drone databook.
La classificazione Nato dei droni
I droni si suddividono sostanzialmente in 3 categorie: quelli che pesano meno di 150 kg (utilizzati principalmente per la ricognizione e la sorveglianza, normalmente non armati; quelli che pesano tra i 150 e i 600 (spesso sono tattici, principalmente disarmati ma in grado di trasportare missili leggeri); e poi ci sono quelli che pesano più di 600 kg (sono quelli ad ala fissa e rotante, in grado di trasportare varie armi o utilizzati per la raccolta di informazioni).
Queste classificazioni sono tratte dall’Accordo di standardizzazione Nato 4670, la guida della Nato per l’addestramento degli operatori di droni.
Il rapporto include profili di 31 paesi suddivisi in quattro regioni: Nordafrica, Africa orientale, Africa occidentale e Africa meridionale.
Il picco degli acquisti nel 2020
Emerge che dal 1980 al 2004 il totale di questi velivoli senza pilota acquistati dai paesi africani è stato di 1.534 unità. Il picco di approvvigionamento è avvenuto nel 2020, con 237 droni acquisiti.
L’Egitto il principale acquirente
L’Egitto è il principale acquirente, con 267 droni, seguito da Marocco e Nigeria. Il Nordafrica è in testa a questa speciale classifica rappresentando il 53,32% del totale. I droni ad ala fissa sono il tipo più popolare e costituiscono oltre l’80% delle acquisizioni.
Cina, Israele e Usa i principali fornitori
La Cina è il principale fornitore: ne ha venduti 400 unità, che rappresentano il 26,08% di tutti i droni acquistati dai paesi africani.
Al secondo posto si trova Israele con 309 unità, fornite principalmente al Marocco. Si tratta in gran parte di droni tattici che consentono ai soldati di comprendere i movimenti nemici soprattutto nel Sahara occidentale.
Al terzo posto gli Stati Uniti con 227 unità, principalmente droni tattici.
Droni turchi in Libia
Ma tra i paesi che attualmente stanno conquistando grandi fette di mercato c’è la Turchia, il cui Bayraktar TB2 è versatile ed economico, il che lo rende un’opzione interessante per i paesi africani con molteplici esigenze di sicurezza. Droni noti per essere stati usati massicciamente in Libia nel 2020 in appoggio al governo di accordo nazionale con sede a Tripoli e l’Esercito nazionale libico, guidato da Khalifa Haftar, con base a Bengasi, e sostenuto dai russi.