Lo scorso 29 dicembre si sono celebrati i cento anni dalla nascita del grande linguista e antropologo senegalese Cheikh Anta Diop.
Specialista in fisica nucleare questo personaggio, tra i più rilevanti del panorama africano del 20° secolo, ha gettato le basi per una vera riscrittura della storia africana, al di là dei radicati pregiudizi coloniali.
Rinomato egittologo, aveva studiato le radici africane dell’antico Egitto, difendendo e dimostrando il ruolo fondamentale dell’Africa nella storia dell’umanità e il suo contributo ad altre grandi civiltà.
“L’Egitto è per il resto dell’Africa nera ciò che la Grecia e Roma sono state per il mondo occidentale”, aveva scritto Anta Diop.
Entrato in politica in età avanzata, fu un fervente sostenitore del panafricanismo e un deciso oppositore di Léopold Sédar Senghor, il primo presidente del Senegal indipendente.
Le opere di Diop hanno influenzato generazioni e continuano a ispirare lo sviluppo di borse di studio incentrate sull’Africa e sul movimento panafricanista.
Un pioniere della matematica
Nato nel 1923 nel villaggio di Thieytou, un centinaio di chilometri a est di Dakar, Diop proveniva da una famiglia wolof di origine aristocratica. Dal 1946 si trasferì per studi a Parigi. Scelse inizialmente fisica e chimica, prima di dedicarsi a filosofia e storia.
Lesse ampiamente gli scritti dei pensatori europei, ma elaborò la sua tesi su due principali tematiche: “l’Africa nera precoloniale” e “l’unità culturale dell’Africa nera”.
Da quel momento in poi lavorò per sfatare, riguardo al continente, le visioni eurocentriche e approfondì i suoi studi sull’afrocentrismo.
Notevole e famoso il suo lavoro che incluse il primo laboratorio di datazione al radiocarbonio in Africa, per studiare documenti storici dell’antico Egitto.
In tale contesto raccolse prove che la civiltà faraonica era africana nera, una teoria contestata peraltro da molti altri studiosi.
Quando il Senegal divenne uno dei primi paesi a dichiarare l’indipendenza dall’impero francese nel 1960, Diop tornò in patria e dedicò i decenni successivi all’insegnamento, alla ricerca e alla politica.
Divenne convinto nazionalista e al tempo stesso sostenitore del federalismo africano.
La storia africana riscritta
Come narratore Diop è autore di molte opere di natura storica ma anche di prospettive sull’Africa, tra cui Negro Nations and Culture (pubblicato nel 1954) e The African Origin of Civilization: Myth or Reality (1974).
Ha lavorato in particolare alla stesura di una “Storia generale dell’Africa” per l’UNESCO.
Va detto che se il suo lavoro fu subito ben accolto in Africa, in Europa alcuni studiosi accusarono il suo approccio multidisciplinare di creare visioni distorte o di essere caratterizzato da forte attivismo politico.
In ogni caso la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che Diop abbia svolto un ruolo fondamentale nel rivoluzionare lo studio delle civiltà africane e nello smascherare i pregiudizi culturali che fino allora erano considerati verità scientifica.
Dopo la sua morte, avvenuta a Dakar nel 1986, la principale università del Senegal prese il suo nome. L’Università Cheikh Anta Diop di Dakar ha celebrato infatti dal 21 al 30 dicembre 2023 il suo centenario, focalizzato sul tema della “ricostruzione di un pensiero coraggioso per l’Africa”.
Già diversi anni fa, nel 2016, 30° anniversario della scomparsa di Diop, la scrittrice e storica Iba Der Thiam, ex ministro dell’Istruzione e vicepresidente della camera bassa del parlamento senegalese, lo aveva celebrato come «uno tra gli africani più illustri, che ha senza dubbio segnato le generazioni future e l’élite intellettuale come coraggioso combattente».
«Grazie al lavoro di Diop – aveva allora testimoniato – le élite e le popolazioni africane hanno acquisito “piena consapevolezza della propria identità”, e soprattutto “l’orgoglio di appartenere a un continente il cui ruolo, nell’evoluzione del mondo, è stato insostituibile”».