Una giornata di mobilitazione. Per ribadire il No al Memorandum d’intesa Italia-Libia, quel patto attraverso il quale si esternalizzano le frontiere, permettendo alla guardia costiera libica di riportare indietro le persone migranti che tentano di lasciare i lager in cui vengono trattenuti. Da inizio anno al primo ottobre, secondo i dati di Oim Libia, 16.627.
L’appello arriva dalle ong Abolish Frontex, Diritto di migrare – diritto di restare e Solidarity with Refugees in Libya. E già diverse città hanno organizzato, per sabato 15 ottobre, un momento di mobilitazione in piazza. Barcellona, Berlino, Berna, Bruxelles, Londra, Madrid, Milano, Napoli, Roma, Zurigo e molte altre città manifesteranno «per chiedere al governo italiano di porre fine al vergognoso e illegittimo Memorandum d’intesa». Proteste che all’estero «si terranno davanti alle ambasciate e ai consolati italiani».
Il prossimo 2 novembre, a meno di un intervento del governo italiano o libico, il Memorandum si rinnoverà tacitamente per ulteriori tre anni a partire da febbraio. Perseverando nel portare avanti un’intesa che, denunciano le ong che chiamano alla mobilitazione, «viola le leggi internazionali e i diritti umani».
«Nel 2012 – ricordano -, l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per aver praticato respingimenti di persone provenienti dalla Libia. Per aggirare questa sentenza, nel 2017 viene firmato il Memorandum d’intesa. Da allora è stato ampiamente contestato e denunciato da Amnesty International, da altre ong per i diritti umani, dall’Unhcr, dalle Nazioni Unite e dalla stessa Unione Europea».
Il Memorandum non stabilisce solo l’esternalizzazione delle frontiere. Attraverso la sottoscrizione dell’intesa continua, da parte del governo italiano, l’addestramento delle forze di sicurezza libiche. Quella guardia costiera che riporta indietro i migranti in un paese, la Libia, che non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951, che riconosce lo status delle persone rifugiate, e che continua, nonostante sia palese cosa accade nel paese africano, a essere considerato dall’Italia “paese sicuro”.
Lo scorso 5 ottobre, durante un sit-in in piazza Santissimi apostoli a Roma, anche il padre comboniano Alex Zanotelli aveva lanciato un appello contro il rinnovo del patto e l’iniziativa di un digiuno di giustizia.