La migrazione africana non si ferma: secondo uno studio dell’Africa Center for Strategic Studies, l’aumento dei flussi riscontrato negli ultimi vent’anni è destinato a proseguire.
Tra le persone africane, nel corso dell’ultimo anno, si è assistito all’aggiunta di un milione di migranti, portando il totale stimato a 43 milioni. Questa crescita è guidata da conflitti, governi repressivi, opportunità economiche limitate, una popolazione giovane in espansione e cambiamenti climatici.
Questi ultimi rappresentano un relativamente nuovo, importante catalizzatore, con una riduzione del 34% della produttività agricola nell’Africa sub-sahariana dal 1961. Questo ha contribuito all’insicurezza alimentare, spingendo tra 70 e 110 milioni di persone a intraprendere migrazioni permanenti a causa della debolezza dei mezzi di sussistenza rurali. Addirittura si prevede che entro la metà del secolo, la crisi climatica sarà la causa di almeno il 10% di tutta la migrazione trans-frontaliera africana.
Nonostante la crescita economica sostenuta a partire dal 2000, l’Africa sub-sahariana ha il reddito pro capite più basso al mondo, una disparità contribuisce alla migrazione. Quella circolare, interna non solo al continente, ma anche alla stessa area e spesso paese di origine, continua a essere quella più numerosa in percentuale. Dal 2010 ha inoltre registrato un aumento del 44%, con milioni di persone che hanno iniziato a spostarsi dalle aree rurali a quelle urbane. In questo caso, le destinazioni più ambite sono il Sudafrica e la Costa d’Avorio, che attraggono migranti in cerca di opportunità economiche.
È in salita anche l’emigrazione, quindi lo spostamento al di fuori del continente, e la distanza tra i due parametri si sta di anno in anno sempre più assottigliando.
Nel 2020, i migranti africani erano circa 40 milioni, di cui esterni poco meno della metà. Entro il 2025 si prevede che raggiungano quasi i 50 milioni, mantenendo più o meno inalterata questa proporzione.
Negli ultimi due anni, i conflitti irrisolti nel continente hanno generato un numero record di popolazioni sfollate con la forza. L’irruzione del conflitto in Sudan nel 2023 ha provocato sei milioni di sfollati transfrontalieri, aggiungendosi ai movimenti generati da conflitti in Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Somalia.
Fatto questo quadro, quali sono quindi le previsioni per il futuro?
La migrazione intra-africana sarà sempre più praticabile e meno pericolosa. L’Area di libero scambio continentale dell’Africa (AfCFTA) è al centro dell’attenzione, con 50 paesi che hanno migliorato e liberalizzato negli anni le politiche dei visti, secondo l’Africa Visa Openness Index. Le Comunità Economiche Regionali (REC) stanno eliminando barriere, con l’ECOWAS in prima linea. Per facilitare l’adozione di leggi e politiche adatte ai loro contesti particolari, la Rete delle Nazioni Unite sulla migrazione ha lanciato il database CLIMB, una raccolta di 1.808 politiche e leggi progettate per affrontare le sfide della governance della migrazione. Questa iniziativa mira a standardizzare e contribuire a garantire che i movimenti della popolazione siano ordinati, sicuri e regolari.
Per quello che riguarda i fattori che potrebbero influenzare l’Europa per il 2024, va segnalato che la giunta militare in Niger, al potere dal golpe della scorsa estate, ha abrogato lo scorso novembre la legge anti-contrabbando, ovvero la legge contro la tratta e il traffico delle persone migranti, approvata nel 2015 sotto le pressioni dell’Unione Europa, che aveva così facendo reso il Niger la sua “frontiera meridionale”.
Processo contrario invece per il Senegal, che ha adotta una strategia per ridurre la migrazione irregolare entro il 2033, finanziata dall’UE con 9,9 milioni di euro, parte dei quali è destinata a un nuovo quartier generale per la polizia aerea e di frontiera del Senegal.
Un caso particolare è rappresentato dell’Etiopia, che è sia uno dei paesi principali di partenza che di arrivo. Da solo ospita più di 950mila rifugiati e richiedenti, senza contare profughi e sfollati, per un totale di oltre tre milioni. Al tempo stesso, circa 300mila persone hanno lasciato il paese nel 2023 per dirigersi verso i paesi del Golfo e non si prevede un calo per il 2024.
Per massimizzare gli impatti economici dei movimenti migratori intra-africani e non suscitarne altri extra-africani, negli ultimi anni l’Ue ha investito nell’industrializzazione dell’Etiopia, creando posti di lavoro per rifugiati e cittadini etiopi.
La migrazione africana è destinata a rimanere una sfida complessa e multidimensionale. Tuttavia, esistono opportunità per gestire in modo efficace questo fenomeno attraverso la cooperazione regionale e internazionale, la regolarizzazione della migrazione, e l’adattamento alle sfide climatiche.