«Luoghi di vera a propria “detenzione” in cui le persone sono “detenute” senza aver commesso alcun reato e con l’unico scopo – per lo più irrealizzabile, di fatto e di diritto, e irrealizzato – di essere rimpatriate, mentre non vedono garantiti i diritti previsti per i detenuti nelle carceri italiane».
È questa la definizione data degli 8 CPR (Centri di permanenza e rimpatrio) che il Tavolo Asilo e Immigrazione, composto da oltre 40 organizzazioni della società civile italiana, ha visitato. «In questi luoghi – si legge nel report, dove si trovano numeri e descrizioni delle situazioni riscontrate – i diritti fondamentali delle persone vengono calpestati quotidianamente. Le persone sono abbandonate a sé stesse, poco o per niente informate sui loro diritti e sul loro futuro.
Allo stato di abbandono si affianca “un abuso intollerabile di psicofarmaci”, la negazione del diritto alla difesa, praticamente impossibile, o gestito in maniera disomogenea e comunque arbitraria. Sembrerebbe non esserci niente di nuovo sotto questo sole che illumina ancora una volta queste carceri legalizzate dove da oltre 25 anni si consumano violazioni dei diritti aggravate dal fatto che nessuno degli scopi per le quali sono state pensate dall’oramai lontanissimo Testo Unico sull’Immigrazione del 1998 viene raggiunto.
Accanto al Tavolo, i parlamentari e consiglieri regionali delle forze di opposizione del governo attuale, forze che comunque non hanno mai provveduto a cambiar rotta rispetto a una stabilizzazione di questo sistema di contenimento delle persone migranti.
Sistema che, lo ricorda il report, ha all’attivo uno spreco di denaro pubblico, più di 40 morti da quando è stato istituito, violenze sistematiche e denunce di atti di autolesionismo e tentativi di suicidio da parte delle persone rinchiuse senza aver commesso alcun reato.
Il Tavolo è riuscito ad accedere nella maggior parte dei casi (due i centri in cui si è verificato ostruzionismo) nei centri. Questo ha dato la possibilità di raccogliere dati quantitativi e di rilevare aspetti qualitativi rispetto sia alle strutture che alle condizioni di trattenimento delle persone. Questi “luoghi-non-luoghi” dove si trovano «celle stipate di persone, dove il tempo non passa mai, situati per lo più lontano dalla vista dei cittadini comuni».
Più di 500 le persone “ospiti/detenute”, in gran parte uomini, di provenienza varia, per lo più nordafricana (Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto) e subsahariana (Nigeria, Gambia), che arriva dal carcere, dalla strada, ma anche dagli sbarchi. Diversi i richiedenti asilo che per legge non dovrebbero trovarsi lì. Tanto spaesamento, estraneazioni; in diversi prendono farmaci senza saperne il motivo e vengono somministrati psicofarmaci in maniera massiccia.
Davanti a questo quadro, nel centenario della nascita di Franco Basaglia, il tavolo sottolinea come colpisca «constatare che esistano istituzioni totali così disumanizzanti in piena Europa».