Accuse reciproche tra Rwanda e Unhcr sulla pelle dei migranti
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Le persone in fuga trattate come pacchi postali
Accuse reciproche tra Rwanda e UNHCR sulla pelle dei migranti
L’agenzia ONU si appella ai tribunali britannici per stoppare i voli con a bordo i richiedenti asilo diretti a Kigali. Che a sua volta replica: come facciamo a essere un paese pericoloso se la stessa UNHCR ci porta i migranti dalla Libia? Nel frattempo si è scoperto che i tunisini pagano i libici per tenersi migliaia di migranti. E l’Europa paga
17 Giugno 2024
Articolo di Redazione
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Scambio di accuse al veleno tra il Rwanda e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).

Tutto sulla pelle dei migranti.

Cos’è successo: lunedì 10 giugno un giudice britannico ha concesso all’UNHCR il ​​permesso di preparare un dossier prima che decolli da Londra il primo volo con a bordo richiedenti asilo e migranti. Direzione Kigali. Volo previsto per il 24 luglio ma che rischia di restare a terra perché il Regno Unito andrà al voto il 4 luglio e c’è la concreta possibilità che vincano i laburisti, contrari al progetto. 

Comunque, l’UNHCR aveva contattato i giudici britannici per rivelare loro di essere in possesso di prove che testimoniano come il Rwanda non sia un paese sicuro per i richiedenti asilo che arrivano sul suo territorio. L’agenzia ONU dice di essere in possesso di prove di abusi e di individui potenzialmente inviati in paesi dove potrebbero essere torturati.

Avrebbe in mano almeno sette casi di respingimento: significa che Kigali ha costretto i rifugiati a tornare in un paese dove subiscono persecuzioni o violenze.

Londra, il punto interrogativo

La Gran Bretagna ha concluso questo controverso accordo sulla migrazione con il Rwanda nell’aprile 2022. Accordo che faciliterebbe l’invio di alcuni migranti, che arrivano nel Regno Unito attraverso la Manica, verso il paese dell’Africa orientale, dove le loro richieste di asilo verrebbero valutate.

Nell’aprile scorso, i legislatori britannici hanno approvato la legge che afferma che il Rwanda è un paese sicuro, tra le critiche dei partiti di opposizione e degli enti che rappresentano i richiedenti asilo. Era stata necessaria la votazione del parlamento per sbloccare una sentenza della Corte Suprema che affermava che il progetto era illegale.

Kigali e le contraddizioni dell’UNHCR

La replica di Kigali non si è fatta attendere. Sostanzialmente dice: ma come UNHCR, tu collabori con noi per portare i migranti dalla Libia e poi ci accusi di essere un paese a rischio per i richiedenti asilo che arrivano da Londra?

L’accusa è che l’agenzia ONU adotti doppi standard e di «mentire» ai tribunali britannici.

ETM

Nel 2019 Rwanda, UNHCR e Unione Africana hanno adottato un memorandum d’intesa, il cosiddetto meccanismo di transito di emergenza (ETM), che prevede il trasferimento in Rwanda dei migranti presenti in territorio libico.

Attraverso il meccanismo, il Rwanda ha accolto più di 2.300 richiedenti asilo.

Tutto è successo, dicono i rwandesi, dopo l’offerta del presidente Paul Kagame, nel 2017, di istituire una task force congiunta per proteggere rifugiati e migranti lungo le rotte migratorie e, in particolare, all’interno della Libia.

I migranti dalla Libia

Solo il mese scorso, nell’ambito dell’ETM, è stato concordato l’invio a Kigali di un gruppo di 500 persone bisognose di protezione internazionale.

E il 13 giugno sono stati accolti altri 113 rifugiati provenienti dalla Libia perlopiù originari del Sud Sudan, dell’Eritrea, del Sudan, della Costa d’Avorio, dell’Etiopia e della Somalia: costituiscono il 18° gruppo di richiedenti asilo che hanno lasciato il paese nordafricano

Il Rwanda ospita attualmente più di 130mila rifugiati, provenienti principalmente dalla Repubblica democratica del Congo e dal Burundi.

Confine tra Libia e Tunisia

Ma la vicenda dei migranti ha risvolti raggelanti anche al confine tra Libia e Tunisia.

Secondo un briefing confidenziale delle Nazioni Unite sui diritti umani visto da Reuters, le guardie di frontiera tunisine hanno radunato i migranti e li hanno consegnati alle loro controparti in Libia, dove hanno subito lavori forzati, estorsioni, torture e omicidi. Il tutto in cambio di soldi.

Le due nazioni sono partner vitali negli sforzi dell’Unione Europea per arginare il flusso di migranti attraverso il Mediterraneo dal Nordafrica verso l’Europa meridionale. Secondo il briefing, datato 23 gennaio, centinaia di migranti in Tunisia sono stati coinvolti in un’ondata di detenzioni ed espulsioni verso la Libia nella seconda metà dello scorso anno.

Circa 2mila migranti detenuti dalla Tunisia sono stati “passati” ai libici quest’anno, ha riportato la Reuters.

Nel briefing delle Nazioni Unite è emerso come le «espulsioni collettive dalla Tunisia alla Libia e la relativa detenzione arbitraria di migranti stanno alimentando racket di estorsioni e cicli di abusi, che sono già diffusi problemi di diritti umani in Libia».

Secondo l’ONU, i funzionari libici chiedevano migliaia di dollari in cambio della consegna di alcuni migranti.

Voto europeo contro i migranti

L’Unione Europea ha dichiarato l’anno scorso che avrebbe speso 800 milioni di euro fino al 2024 in tutto il Nordafrica per arginare il flusso di migranti attraverso il Mediterraneo. L’immigrazione è stata una delle principali preoccupazioni per gli elettori alle ultime elezioni europee che hanno visto i partiti di estrema destra guadagnare terreno.

I gruppi per i diritti umani affermano che la politica dell’UE di affidare il controllo dell’immigrazione a paesi terzi in cambio di aiuti porta ad abusi e non riesce ad affrontare le questioni di fondo. A maggio, il presidente tunisino Kais Saied ha affermato che centinaia di persone arrivavano ogni giorno e che il suo paese stava coordinando i ritorni dei migranti con i paesi vicini.

Le autorità libiche affermano di collaborare con i vicini per risolvere i problemi legati alla migrazione.

Reuters precisa di non essere stata in grado di verificare in modo indipendente i resoconti degli abusi contenuti nel briefing delle Nazioni Unite.

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