L’Assemblea delle Nazioni Unite nel dicembre 2011 aveva proclamato l’11 ottobre “Giornata internazionale delle ragazze”, affinché fossero riconosciuti i diritti umani delle giovani, promuovendo la loro emancipazione e sostenendole nelle grandi sfide che devono affrontare ovunque nel mondo.
Se adeguatamente sostenute ed istruite, si era detto allora, le ragazze hanno il potenziale di trasformare la società, e in seguito ad una positiva emancipazione contribuiranno allo sviluppo umano come lavoratrici, imprenditrici, mentori, capifamiglia, leader politici e madri di domani.
E si aggiungeva che, come partner paritarie rispetto agli uomini, le giovani donne offrirebbero un contributo valido nella risoluzione di problemi come il cambiamento climatico, i conflitti politici, la crescita economica, la prevenzione delle malattie e la crisi globale di sostenibilità.
In un report pubblicato in questi giorni dall’UNICEF, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, tuttavia, si legge che oggi nel mondo una ragazza o giovane donna su otto in tutto il mondo ha subito stupri e violenze sessuali, con il numero più alto di vittime registrato nell’Africa subsahariana.
Secondo il rapporto, purtroppo, nei paesi subsahariani colpiti da conflitti e insicurezza 79 milioni di ragazze – cioè una su cinque – hanno subito aggressioni sessuali o stupri prima di compiere 18 anni.
Nankali Maksud, specialista in violenza infantile presso l’UNICEF con sede a Nairobi (Kenya), ha affermato che è una situazione «terrificante, che ha prodotto traumi per generazioni».
«Le ragazze che hanno subito il trauma dell’abuso sessuale – ha dichiarato la funzionaria dell’ONU – spesso non sono più in grado di studiare frequentando una scuola».
A livello mondiale l’UNICEF ha stimato che la violenza sessuale abbia colpito circa 370 milioni di ragazze o giovani donne, cioè una su otto.
Il rapporto denuncia peraltro anche che, mentre le ragazze e le donne sono le più colpite, da 240 a 310 milioni di ragazzi e uomini, ovvero circa uno su 11, hanno subito stupri o aggressioni sessuali durante l’infanzia.
«La violenza sessuale contro i minori, – ha affermato dal canto suo Catherine Russell, direttrice esecutiva dell’UNICEF -, è una macchia sulla nostra coscienza morale. Provoca infatti traumi profondi e duraturi, spesso causati in luoghi in cui bambini e ragazze dovrebbero sentirsi al sicuro».
«Stiamo assistendo a orribili violenze sessuali nelle zone di conflitto, dove lo stupro e la violenza di genere sono spesso usati come armi di guerra», ha aggiunto la Russell.
«L’Africa subsahariana – ha dichiarato infine Claudia Cappa, capo statistico dell’UNICEF – ha registrato il maggior numero di vittime, seguita da 75 milioni nell’Asia orientale e sud-orientale, 73 milioni nell’Asia centrale e meridionale, 68 milioni in Europa e Nord America, 45 milioni in America Latina e nei Caraibi, 29 milioni nell’Africa settentrionale e nell’Asia occidentale e 6 milioni in Oceania».
I dati sono stati pubblicati per la prima volta in base a calcoli emersi da programmi internazionali di indagine condotti dal 2010 al 2022.