L’operazione inizia oggi, martedì 15 novembre, e si chiama Desert Shield (Scudo del deserto). Quasi 200 soldati, metà algerini e metà russi, parteciperanno a manovre militari nella regione di Bechar, nell’Algeria occidentale, vicino al Marocco. Le manovre dovrebbero durare diversi giorni.
Un’operazione terrestre di questo tipo è la prima sul suolo algerino. È indicativo dell’accelerazione della cooperazione militare tra i due paesi. Hanno già organizzato manovre navali congiunte. Ad esempio, nell’ottobre 2022 al largo del porto di Algeri. In direzione opposta, l’Algeria, qualche settimana fa, aveva partecipato alle grandi manovre russe Vostok, nella Russia orientale.
La cooperazione è ancora più forte a livello industriale. L’Algeria ha previsto un aumento del suo budget per la difesa del 130% nella legge di previsione di bilancio 2023. La stampa marocchina, che chiaramente segue la questione con un certo interesse, ha notato che, in rapporto al Pil algerino, tale aumento porterebbe la ratio spesa per la difesa/Pil dal 5,3% al 12%.
Algeri così starebbe diventando il più grande importatore mondiale di armi russe, anche prima dei giganti indiano e cinese. Secondo la stampa algerina è in preparazione un grosso contratto, per un importo di oltre 11 miliardi di dollari. Con il potenziale acquisto da parte dell’Algeria dei nuovi caccia russi Soukhoi Su75 di quinta generazione. Se questo contratto sarà confermato, sarà una grossa manna finanziaria per Mosca nel bel mezzo della guerra in Ucraina.
Un clima da guerra fredda con il Marocco
Ci sono molte ragioni per questa alleanza. In primo luogo, la fortissima tensione tra l’Algeria e il suo vicino Marocco. I due paesi sono ai ferri corti, in particolare sulla questione del Sahara occidentale, questo territorio desertico di 600mila abitanti, il cui status non è stato definito da quasi 50 anni. Il Marocco ritiene che questa zona gli appartenga. È stato sostenuto dagli Stati Uniti, sin dalla presidenza Trump. Al contrario, l’Algeria sostiene il Fronte Polisario che rivendica l’indipendenza del Sahara occidentale. Organizzare manovre militari a 50 km dal confine marocchino, come l’Algeria sta per fare con la Russia, sta quindi lanciando un messaggio a Rabat.
Poi, Algeri sembra decisa a reinvestire militarmente al suo confine meridionale: si tratta di combattere i gruppi terroristici dello Stato islamico nel Grande Sahara nel nord del Mali, soprattutto dopo la fine dell’operazione francese Barkhane. La Russia condivide questo desiderio di imbracciare le armi contro i gruppi islamisti. Quindi gli interessi convergono.
Una potenza del gas corteggiata
Anche sul versante dell’energia è molto stretta l’alleanza tra Mosca e Algeri. Risale all’Unione Sovietica. I due paesi condividono una visione del mondo abbastanza ravvicinata. E Mosca sa fare gesti. Ad esempio, quindici anni fa, la Russia ha cancellato quasi cinque miliardi di debiti dell’Algeria. Algeri conta anche sull’appoggio di Mosca per uno dei suoi principali obiettivi diplomatici: entrare a far parte del club “Brics”, questa associazione di più paesi che riunisce, oltre a Russia, India, Cina, Brasile e Sudafrica. Il presidente algerino Tebboune dovrebbe effettuare una visita ufficiale in Russia entro la fine dell’anno.
Infine, le riserve di petrolio e gas dell’Algeria la pongono in una posizione di forza nel bel mezzo della crisi energetica seguita alla guerra in Ucraìna. Il paese è corteggiato in particolare dagli europei: Algeri si sente quindi in una posizione di forza.