Niente di nuovo sotto il sole: l’Africa nei media italiani è fuori dal radar delle notizie quotidiane. Non pervenuta, o meglio, se pervenuta è sottorappresentata. Raccontata quando e se sbarca, quando commette reato diventando un problema di sicurezza.
Narrata per luoghi comuni e falsi miti, giusto per incrementare (se mai ce ne fosse bisogno) i nostri pregiudizi, le idee precostituite, l’immagine di un continente omogeneo, dove ci possono essere anche 54 paesi, ma Africa è una, e per un indistinta Africa si racconta. Un maxi contenitore, buono per tutte le stagioni.
Anche per questa quarta edizione del rapporto l’Africa MEDIAta, presentato oggi a Roma da Amref Health Africa-Italia in occasione dell’Africa Day. L’importante report, curato dall’Osservatorio di Pavia, ci restituisce come i media italiani raccontano il continente (sempre nero), con diverse ombre, sempre le stesse, e qualche luce: tra le prime la marginalità delle notizie su Africa, persone afro o afrodiscendenti; tra le seconde le potenzialità delle startup tecnologiche africane, cresciute nel 2021, rispetto all’anno precedente del 113% per investimenti.
Sottorappresentazione mediatica
Il rapporto si apre con l’Africa nei quotidiani, un’analisi delle prime pagine di sei testate italiane (Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa). Un anno di monitoraggio, il 2022, che mette in luce come il continente sia apparso in 953 notizie, ovvero in media 13 volte al mese (-3 rispetto al 2021).
Se si mettono a fuoco le news si scopre che, nell’84% dei casi, queste raccontano l’Africa che sta qui, ovvero riguardano fatti ambientati in Italia o comunque in altri paesi, sempre occidentali. Insomma di continente narrato ben poco.
E ha una sorta di omogeneità, rispetto agli anni scorsi, anche la notiziabilità dei temi, sempre legati alla sicurezza e ai flussi migratori (69,1%). Il restante 16,2% di notizie, ambientate in Africa, si focalizzano maggiormente su guerra e terrorismo (36,4%), e poi migrazioni e politica.
Se si lasciano i giornali di carta per cercare di comprendere quale sia la copertura dell’Africa nei notiziari di prima serata delle sette reti generaliste di Rai, Mediaset e La7, si nota che si conferma una tendenza già nota nel 2020: le notizie sull’Africa si riducono di continuo.
Nell’insieme dei Tg analizzati dal report di Amref, vengono rintracciate soltanto 1.174 notizie pertinenti, il 22% in meno rispetto al 2021. E anche qui, come per i quotidiani, l’attenzione si concentra sui flussi migratori e sulla gestione dell’accoglienza (74% delle notizie).
Prevale il binomio Africa-emergenza migratoria, soprattutto se collegata ad alcune notizie diventati casi politici, come il caso della Ocean Viking.
L’unica nota diversa, per il 2022, è che sui tg diminuiscono le news su guerra e terrorismo a favore di notizie su viaggi istituzionali di ministri italiani in Africa, forniture di gas, COP27 (per cui si parla del continente per parlare di quanto abbiamo la necessità di stringere accordi che ci liberino dalla dipendenza russa in tempi di crisi energetica). A questo si aggiunge qualche evento di cronaca rilevante, come è stata la vicenda legata alla famiglia del deputato Soumahoro.
Che il continente sia marginale, è un dato di fatto anche quando si esce dai luoghi preposti a dare notizie per entrare nei programmi di informazione, sempre trasmessi dalle sette reti generaliste. Anche qua, su 61.320 ore trasmesse, sono stati rilevati solo 700 riferimenti all’Africa, in media un riferimento ogni 87 ore di programmazione.
E sempre per descrivere una omogenea realtà, priva di specificità, di guerre, fame e miserie. Unica novità, data dalla guerra in Ucraìna, il farsi largo della distinzione tra rifugiati veri e quelli di comodo. Perché non tutte le guerre sono uguali, quelle vicine ai confini europei sono più guerre di altre.
L’innovazione che non si racconta
Il rapporto Amref si sofferma poi sul volto dinamico e innovativo del continente, quello che mostra l’innovazione tecnologica e digitale che stanno vivendo alcune realtà africane. D’altra parte i dati del Global Startup Ecosystem Report (GSER) raccontano che gli investimenti nelle startup tecnologiche africane (esclusa la regione Mena, Medio oriente e Nordafrica) nel 2021 sono aumentati del 113% rispetto al 2020.
Dati che si affiancano all’Indice di innovazione globale dell’Ompi (l’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale) che segnala come 16 delle 25 economie analizzate nella regione subsahariana abbiano migliorato l’andamento dei loro mercati proprio grazie a soluzioni tecnologiche di ultima generazione.
D’altra parte non è da oggi che in Uganda e in Kenya, per fare un esempio tanto pratico quanto oramai risaputo, i pagamenti tramite smartphone sono diventati la norma. E non da oggi, visto la crescita esponenziale a partire dagli anni Duemila.
Tutto questo grazie all’incremento delle reti di telefonia mobile che, tra il 2007 e il 2016, ha registrato un aumento del 344%. Non a caso, le previsione del Global System for Mobile Communications raccontano che, entro il 2025, almeno mezzo miliardo di persone nel sud del Sahara usufruirà di una connessione dal proprio cellulare.