Negli ultimi dieci anni il continente africano ha conosciuto «un arretramento generalizzato della democrazia e la situazione securitaria si è fatta sempre più tesa». Tuttavia il buon governo globale medio risulta migliore nel 2021 rispetto al 2012.
In estrema sintesi, sono le conclusioni un po’ sibilline a cui è giunto l’ultimo rapporto della Fondazione Mo Ibrahim – creatura del miliardario uomo d’affari sudanese, naturalizzato britannico – che si è data la missione di promuovere il buon governo in Africa.
L’indice Ibrahim della governance in Africa (Iiag) utilizza 81 indicatori per analizzare quattro aspetti: sicurezza e stato di diritto; partecipazione diritti e inclusione; sviluppo umano; opportunità economiche.
Nel sottolineare che nel decennio l’Africa ha conosciuto 23 colpi di stato sui 29 complessivi nel mondo, il rapporto invita a «non considerare la democrazia come acquisita. Il fenomeno dell’“uomo forte” sta tornando di moda, non solo in Africa». E rimarca che «nel 2021, il 70% della popolazione del continente vive in paesi dove le condizioni i materia di stato di diritto e di sicurezza sono degradate rispetto al 2012».
Nello stesso tempo il rapporto rileva che oggi più del 90% della popolazione africana vive in paesi dove il livello di sviluppo umano – che prende in considerazione la possibilità di curarsi, l’educazione, la protezione sociale e la sostenibilità ambientale – è superiore rispetto al 2012.
Singolare poi che nella classifica dei paesi che hanno realizzato le migliori performance in termini di buon governo risulti la Tunisia… Mentre è condivisibile che in fondo alla classifica figurino nell’ordine Eritrea, Somalia e Sud Sudan.