Il Belgio ha approvato un decreto che prevede nuovi controlli di qualità volti a bloccare l’esportazione di carburanti di bassa qualità dai suoi porti all’Africa occidentale. Lo ha confermato il governo il 23 maggio. Una decisione che potrebbe spostare i flussi commerciali verso hub di approvvigionamento alternativi.
Storicamente, i carburanti sono stati esportati con un contenuto di zolfo fino a 1.500 ppm (parti per milione), superando di gran lunga gli standard europei, mentre le nuove misure limiteranno lo zolfo a 50 ppm, il benzene all’1% e il manganese a 2 mg/litro.
Il provvedimento entrerà in vigore tre mesi dopo la pubblicazione del regio decreto la settimana scorsa.
Stop dal porto di Anversa
Il ministro dell’ambiente belga Zakia Khattabi ha affermato che la misura è stata adottata per impedire alle compagnie petrolifere e ai commercianti di utilizzare il porto di Anversa per esportare questi combustibili tossici vietati in Europa.
Ha sottolineato i rischi per la salute dei prodotti ad alto contenuto di zolfo. «Per troppo tempo, i combustibili tossici sono partiti dal Belgio verso l’Africa. Causano una qualità dell’aria estremamente scarsa in paesi come Ghana, Nigeria e Camerun e sono persino cancerogeni», ha affermato.
Nel frattempo, essendoci un’assenza di una significativa produzione interna africana, le importazioni di benzina di bassa qualità dall’Europa nordoccidentale rimangono la principale fonte di carburante per motori nell’Africa occidentale.
137mila barili al giorno in direzione Africa occidentale
Secondo i dati S&P Global Commodities at Sea, ad aprile 2024 l’Africa occidentale ha importato circa 137mila barili al giorno di benzina dal Belgio, pari al 33% delle importazioni di carburante. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, la quota è aumentata del 18%.
Controlli pubblici
Con il divieto imposto dal Belgio i barili si sposteranno verso altri porti. Il ministro dell’energia belga Tinne Van der Straeten ha espresso la speranza che la decisione del suo governo possa fermare il flusso di combustibili nocivi verso le nazioni dell’Africa occidentale. «Unendo le nostre forze e le capacità decisionali, possiamo porre fine all’esportazione di combustibili tossici verso paesi terzi. Poiché le compagnie petrolifere interessate non si assumono questa responsabilità, chiediamo ai controllori pubblici di monitorare la qualità dei combustibili esportati».
Dove si sposta l’attenzione
L’attenzione è rivolta verso i paesi mediterranei e il Regno Unito, dove i controlli sulle esportazioni rimangono meno rigorosi.
Negli ultimi mesi, un operatore di stoccaggio a Cipro ha segnalato un grande trader alla ricerca di grandi quantità di benzina da spedire dal terminal del paese, mentre i trader di benzina hanno segnalato Barcellona come un’altra potenziale fonte di nuovi flussi.
Al di fuori dell’Europa, l’Africa occidentale attualmente si approvvigiona solo di piccoli volumi di benzina da altre regioni, prelevando circa 20mila barili al giorno dal Medioriente.
Possono aumentare anche le esportazioni russe, essendo entrata in vigore la deroga al divieto di esportazione di benzina.
La denuncia di Public Eye
Lo scandalo della benzina di scarsa qualità venduta in Africa era stato denunciato nel 2016 dalla ong Public Eye: grandi gruppi commerciali di prodotti petroliferi, con sede soprattutto in Svizzera, esportano benzina e diesel di scarsa qualità verso i paesi dell’Africa occidentale (Ghana, Nigeria, Camerun, ecc.), partendo da porti europei come Rotterdam, Amsterdam o Anversa. Si tratta di una pratica chiamata “blending”, ovvero assemblaggi di semilavorati raffinati e sostanze petrolchimiche che formano una miscela ironicamente definita “qualità africana”.