Burundi, Somalia, Madagascar, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Malawi, Repubblica democratica del Congo, Guinea-Bissau, Mozambico e Zambia. Sono i paesi più colpiti dalla povertà in Africa. È quello che ha dichiarato Hanan Morsy, vicesegretario esecutivo e capo economista della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (Eca) in occasione della 55ª sessione della Conferenza dei ministri africani delle finanze, della pianificazione e dello sviluppo economico che si è tenuta il 21-22 marzo ad Addis Abeba, Etiopia.
Citando una ricerca condotta dall’Eca, Morsy ha affermato che in ciascuno di questi dieci paesi, tra il 60 e l’82% della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà, che per l’Onu è attualmente stimata in 1,25 dollari al giorno.
Fino al 40% del reddito per il cibo
Sulla base di questa ricerca, l’Eca stima che le famiglie africane spendano fino al 40% del loro reddito per il cibo e che le crisi globali abbiano colpito duramente le famiglie più povere del continente.
«Circa 310 milioni di africani hanno sperimentato una qualche forma di insicurezza alimentare e 6 milioni hanno affrontato la fame estrema nel 2022», ha osservato.
Hanan Morsy ha ribadito che «livelli significativi di povertà e disuguaglianza esistevano già in Africa prima delle recenti crisi globali. Ma ora la povertà si è aggravata e le disuguaglianze si sono ampliate», concludendo che oggi, circa 546 milioni di persone vivono in povertà, con un aumento del 74% dal 1990. E gli shock globali hanno avuto ripercussioni sulla popolazione povera dell’Africa, in particolare attraverso l’inflazione che è salita al 12,3% nel 2022, ben al di sopra della media mondiale del 6,7%.
Importatori di beni alimentari
La dipendenza africana dalle importazioni rende il continente vulnerabile agli shock dei prezzi delle materie prime. Nel 2021, 39 paesi africani sono stati importatori netti di prodotti alimentari. Inoltre, nel 2021, l’Africa ha esportato solo 5,7 miliardi di dollari di prodotti petroliferi raffinati, ma ne ha importati oltre 44 miliardi.
«Uscire dai bassi livelli di reddito e ricchezza è ora reso più difficile dai cambiamenti climatici, come si è visto nelle recenti inondazioni in Madagascar, Malawi e Mozambico», ha sottolineato Albert M. Muchanga, commissario per il commercio e l’industria della Commissione dell’Unione africana.
«A questo dobbiamo aggiungere l’incombente crisi del debito che potrebbe minare tutti i risultati di crescita ottenuti negli ultimi 23 anni».
Gli esperti e i ministri presenti alla conferenza hanno osservato che i paesi africani continuano ad affrontare la diminuzione delle entrate, l’aumento dello stress del debito e uno spazio fiscale sempre più ristretto.
Nel 2022, il rapporto debito pubblico/Pil in Africa è stato del 64,5%, un valore significativamente più alto rispetto al dato pre-pandemia del 2019, che era del 57,1%.