È toccato a Macky Sall, presidente del Senegal e rappresentante di turno dell’Unione Africana, dare una tirata d’orecchie ai leader occidentali. L’occasione si è presentata con l’Africa Adaptation Summit, che ha avuto luogo ieri a Rotterdam, in Olanda, solo pochi giorni dopo l’Africa Climate Week, concluso il 1 settembre in Gabon in vista della Cop 27 di novembre in Egitto.
Tema in agenda: lotta a cause ed effetti del cambiamento climatico in Africa.
Presenti per il continente: oltre a Sall, i capi di stato di Etiopia, Repubblica democratica del Congo, Gabon, Ghana e il presidente della Banca africana di sviluppo. Tra gli omologhi europei: il primo ministro olandese. E basta.
La stilettata di Sall era proprio su questo punto, che ha sottolineato dichiarando: «non posso nascondere una certa amarezza, nel notare l’assenza dei leader dei paesi industrializzati. Credo che se ci siamo scomodati a venire dall’Africa fino a Rotterdam, i leader europei potevano fare altrettanto e più facilmente, dato che sono loro i principali responsabili dell’inquinamento».
Il presidente ghaneano Nana Akufo-Addo ha invitato indirettamente questi ultimi a contribuire, sottolineando come «è necessario che i finanziamenti per l’adattamento arrivino in modo proporzionale alla scala dei progetti».
Per finanziare l’adattamento al cambio climatico, l’Africa punta ad ottenere 25 miliardi di dollari entro il 2025.
Perlomeno è questo il programma fissato dall’Africa Adaptation Initiative, lanciata dopo la Cop 15 di Parigi nel 2015. Ad oggi, la Banca africana di sviluppo assicura la metà dei fondi. Il resto dovrebbe venire dai paesi industrializzati.
L’Africa contribuisce per circa il 3% alle emissioni di CO2 a livello mondiale, mentre gli effetti del cambiamento climatico sono molto visibili, soprattutto nella forma di desertificazione. E destinati a coinvolgere anche l’Europa con un aumento delle migrazioni verso nord.
Allo stesso tempo, molti paesi africani puntano a sfruttare al più possibile le ingenti risorse fossili di cui dispongono, al fine di trarre profitti e fornire energia a costi contenuti per sostenere i propri processi di industrializzazione.
Una contraddizione apparente tra volontà di transizione ecologica e desiderio di sfruttare il modello esistente. Ma secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia, anche se l’Africa utilizzasse tutte le sue riserve attuali e potenziali, inquinerebbe solo per un mezzo punto percentuale in più.